Sant’Agnese di Montepulciano divenne badessa da giovanissima. Per tutta la vita fu ricolma di doni mistici ed ebbe fama di taumaturga con una vita costellata di prodigi: furono tante le guarigioni miracolose per sua intercessione.
Nata intorno al 1268 a Grecciano Vecchio nei pressi di Siena dalla nobile famiglia Segni di Montepulciano, Agnese già nell’infanzia è avviata alla vita religiosa. All’età di 9 anni entra dalle monache Saccate, dette così per il loro abito. Rimane lì e a soli 15 anni diventa badessa del monastero, ricevendo per questo una speciale dispensa papale.
Da sempre ha visioni mistiche. Durante una di queste, poco prima di diventare badessa, la Madonnna le dà tre pietre e le indica che prima della fine della sua vita dovrà costruire un monastero a lei dedicato, fondando l’edificio sulla Trinità. Ma si narra che fatti prodigiosi fossero avvenuti fin dalla sua nascita. E lei fin dalla più tenera età aveva avvertito un’attrazione e un fascino verso le cose di Dio. Ha imparato molto presto a pregare con le preghiere che lei stessa chiedeva alla madre le insegnasse. La sua formazione religiosa all’interno del monastero delle Saccate fu rapida perché lei era molto promettente.
Ricolma di doni mistici ed eventi prodigiosi
In un primo momento in monastero ad Agnese viene affidata la cura della dispensa e mentre mette in ordine le provviste e si occupa delle faccende di ogni giorno si intrattiene in mistici colloqui con la Vergine Maria. Ben presto si diffonde la sua fama di taumaturga perché molto spesso i malati che vengono a contatto con lei improvvisamente e miracolosamente si ritrovano guariti. A volte, anche dopo un solo segno di croce impartito con affetto da Agnese qualcuno si è trovato ad esser guarito da un male fisico.
A seguito di questa fama, che si diffuse in poco tempo, gli amministratori del Castello di Proceno, una località non molto lontana da lì, che ora si trova nell’attuale provincia di Viterbo, chiesero nel 1283 alle religiose di fondare un monastero, che prima non era ben strutturato. Si racconta che mentre le suore andavano nel paese per compiere quest’opera, si fermarono per riposarsi presso il tronco di un albero abbattuto. Lì Agnese iniziò a scavare a mani nude e trovò un’acqua zampillante. Successivamente quel luogo prese il nome di Acquasanta. A Proceno fondano questo monastero che si trova nella parte più alta del paese e che oggi è definito “Poggio di S. Agnese”. Lo sviluppo del monastero fu repentino e Agnese affascinava con il suo stile di vita.
Una vita semplice all’insegna della penitenza
La Santa viveva una vita improntata ad un grande ascetismo. Faceva molte pratiche di mortificazione. Mangiava poco e digiunava spesso: pane e acqua è il cibo che prendeva più spesso. Nei giorni di festa il suo limite alla penitenza era comunque esiguo: mangiava pasta condita con briciole di pane. Si dice che dormiva per terra, con una pietra sotto la testa al posto del cuscino.
Nel monastero di Proceno vi rimase per 22 anni e nonostante fosse una taumaturga per gli altri non risparmiava se stessa dalle sofferenze fisiche. La sua salute era infatti molto cagionevole ed era spesso malata. Nel 1306 torna a Montepulciano, dove si adopera per far costruire una chiesa per rispondere alla richiesta che le era stata fatta dalla Madonna nella visione avuta alcuni anni. Sorge così il monastero di Santa Maria Novella e lei ne diventa la badessa. La spiritualità domenicana sarà ciò che anima quel luogo.
Non solo Agnese ha la fama di taumaturga, ma anche quella di operatrice di pace. Infatti interviene in molte controversie tra i nobili della città per ristabilire l’armonia e mettere pace. Anche a causa delle numerose mortificazioni a cui si sottopone la sua salute con il tempo peggiora sempre di più e nel 1316 va a Chianciano per curarsi alle terme. Anche lì avviene un prodigio, perché nell’acqua in cui lei si immerge si forma una polla d’acqua calda e sulfurea. Quella sorgente avrà poi il nome di Bagni di S. Agnese.
Muore il 20 aprile 1317 e si racconta che non ci fu bisogno di imbalsamare il suo corpo come volevano fare le consorelle, perché dal suo cadavere usciva un liquido profumato. Questo evento attirò molto l’attenzione e nell’esumazione del 1366 il suo corpo risultava ancora intatto. Nel corso dei secoli si susseguirono numerosi miracoli sulla sua tomba e per sua intercessione. Viene canonizzata nel 1726.