Celebre martire dei primi secoli, San Sebastiano è ricordato non solo per il suo atroce martirio ma per i miracoli compiuti anche a Roma.
Le notizie sulla vita e la figura di San Sebastiano sono da attingere dalla Depositio Martirum che fa parte del Cronografo, opera del 354. Ma il santo è citato anche nel Commento al Salmo 118 di Sant’Ambrogio. Non solo: c’è anche una Passio del V secolo che ne attesta la storia e da molte informazioni su di lui.
San Sebastiano nacque intorno al 263 a Milano. La madre era della città lombarda e il padre proveniva da Narbona in Francia. Fu educato alla fede cristiana, poi cresciuto si trasferì a Roma per intraprendere la carriera militare. Diventò tribuno della prima coorte della guardia imperiale. Era un pretoriano amico dell’imperatore Diocleziano.
Stimato nell’impero per le sue qualità di lealtà e intelligenza, aiutava i cristiani nella sepoltura dei martiri e cercava di convertire i nobili e i militari della corte. Ci fu poi un evento che portò a scoprire che Sebastiano era un cristiano e alla sua condanna a morte.
Il martirio di San Sebastiano e i suoi miracoli
Quando due ragazzi cristiani, Marco e Marcelliano, furono arrestati in quanto cristiani, Sebastiano si recò da loro per sostenerli ed esortarli a resistere e non cedere ai tentativi del loro padre di rinnegare la fede sacrificando agli idoli pagani per salvarsi.
Si racconta che avvenne un prodigio perché mentre parlava con loro fu avvolto da un fascio di luce che lasciò tutti esterefatti. Tra questi c’era Zoe, la moglie del capo della cancelleria imperiale, Nicostrato, che da sei anni era muta. Riconoscendo in lui la grazia del Signore la donna gli si prostrò ai piedi, lui le pose le mani sulle labbra, fece un segno di croce e lei riacquistò la voce.
A seguito di questo episodio ci furono molte conversioni, ma poi Diocleziano scoprì che Sebastiano era un cristiano e lo condannò a morte. Avvenne così il martirio di San Sebastiano, che molta parte dell’arte ha raffigurato. Il martire fu legato ad un palo nel colle Palatino e dopo esser stato denudato fu torturato trafitto da numerose frecce.
Non ancora morto, ma creduto tale, fu abbandonato sul luogo per essere esposto alle belve che se ne sarebbero cibate. Ma Santa Irene di Roma lo trovò e lo portò nella sua casa al Palatino dove lo curò. Una volta guarito Sebastiano andò dall’imperatore per proclamare la sua fede ed esortarlo a non perseguitare i cristiani.
Ma Diocleziano lo fece flaggellare a morte nell’ippodromo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettato nella Cloaca Maxima. Le sue spoglie furono poi trasportate dalla matrona Lucina alle catacombe sulla via Appia dove trovò sepoltura. In seguito fu sepolto nelle catacombe che portano il suo nome. Nel luogo in cui fu martirizzato, lungo i gradini di Elagabalo fu edificata una chiesa in suo onore.
Non solo a Roma il culto a San Sebastiano è sempre stato molto forte, ma anche nella vicina Castel Gandolfo in cui il Santo è venerato e ringraziato per aver salvato da una grave epidemia di colera che imperversava sui Castelli Romani.