Oggi la Chiesa festeggia uno dei più celebri Santi del Quattrocento: Bernardino da Siena, predicatore appassionato di Cristo.
È famoso per le sue prediche ardenti sulle piazze e per lo stemma di Cristo Re che ancora figura su molte chiese e palazzi pubblici, formato da un sole d’oro raggiante, dentro il quale si stagliano tre lettere: una I, una H e una S.
Bernardino non nasce a Siena, ma a Massa Marittima, nel Grossetano, nell’anno 1380, da una famiglia di ceppo senese. A Siena fa ritorno quando è ancora fanciullo, dopo essere rimasto orfano di padre e di madre.
Lo allevano due zie, che gli fanno frequentare lo Studio senese. Ben presto abbandona la vita mondana e elegante e entra nell’Ordine francescano, dove promuove la cosiddetta «osservanza», vale a dire la più stretta fedeltà alla primitiva Regola francescana.
Fondatore di conventi, che dirige con spirito di rinuncia, diventa famoso in tutte le piazze d’Italia per la freschezza che insaporisce la sua predicazione colorita, appassionata, arguta e penetrante, tenuta soprattutto in piazza del Campo, a Siena.
Predicatore infuocato di pace e carità
Quali sono i temi preferiti della predicazione di San Bernardino? Anzitutto il tema della pace, per promuovere la quale propone di sostituire i vari stemmi delle fazioni nemiche con quello di Cristo. «Or dimme — lo si sente gridare una volta dal pulpito della piazza -, che cosa è parte? Sai che è? È una divisione: questi da questi. Qui vedi già che parte l’uno dall’altro. Or dimmi: che cos’è carità? È unire l’uno con l’altro».
Così Bernardino, con toni appassionati e forti, predica la concordia tra i cittadini, maledice le divisioni dei partiti, in particolare quella che contrappone Guelfi e Ghibellini. «Tutte queste cose – avverte il Santo – so’ peccato mortale: e questo tale guelfo e ghibellino è stato trovato nel diavolo per la perdizione delle anime vostre».
Una parola che brucia sulla pelle
Come si può vedere, San Bernardino era in grado di predicare in maniera arguta e mordace, fustigando tutti i vizi. Le sue invettive, scagliate dai pulpiti delle chiese o da palchi improvvisati sulle grandi piazze delle città toscane, facevano accorrere le folle ad ascoltarlo.
I suoi discorsi, coloriti con immagini prese dalla vita quotidiana del popolo semplice, erano pronunciati facendo uso di un linguaggio fiorito, talvolta al limite della crudezza e dell’irriverenza.
L’effetto della sua parola era quello di una scudisciata bruciante sulla nuda pelle, come ben sperimentarono mercanti imbroglioni, usurai, ricchi avari, banchieri, sensali. Ovvero tutti quelli che si approfittavano spietatamente della debolezza dei poveri per arricchirsi alle loro spalle. Senza fare troppi giri di parole, San Bernardino li chiamava «belve dalle zanne lunghe che succhiano le ossa del povero».
Le invettive contro gli approfittatori
«O tu che hai tanti spogli più che non la cipolla — tuonava contro gli egoisti – ricuopri la carne del povero, quando tu lo vedi così stracciato e innudo; la tua
carne e la sua carne è una medesima carne». «Se tu hai della robba assai e non hai bisogno, e tu non lo dispensi e muori, tu te ne vai a casa calda [all’inferno)».
A chi cercava di giustificarsi dicendo di aver poco da dare, lui replicava così: «Iddio non vuole che tu ti scortichi. Dice: – Vuoi tu dar l’elemosina? Or dalla. Non puoi dare un pane? Or dànne un poco. Non puoi dare del vino? Or dà dell’acquarello, dà dell’acetello annacquato».
Il Trigramma di San Bernardino
San Bernardino fu anche l’ideatore del famoso Trigramma per propagare il culto al al Santissimo Nome di Gesù: un simbolo da esporre in tutti i locali, pubblici e privati, che consisteva in un sole su sfondo azzurro e 12 raggi al cui interno spiccavano le lettere IHS (o JHS), ovvero le prime tre del nome di Gesù in greco: ΙΗΣΟΥΣ. Tre lettere che rappresentavano anche l’abbreviazione di Iesus Hominum Salvator, cioè «Gesù Salvatore degli uomini».
Il miracolo del flusso di sangue dalla tomba
Morirà il 20 maggio 1444 a L’Aquila, dove si era recato per cercare di riportare la pace tra le due fazioni cittadine. Ma anche da morto proseguirà la sua opera di pacificatore.
Infatti il suo corpo, dentro la bara, cominciò a versare sangue come se fosse una fonte. E il flusso sanguigno non si arrestò fino a quando gli abitanti della città aquilana non ritornarono a essere fratelli tra loro costruendo poi, per esprimere gratitudine e devozione, una delle più belle chiese cittadine sulla tomba del Santo senese.
Preghiera a San Bernardino da Siena
O Signore Gesù, che hai accordato al tuo beato confessore Bernardino un amore particolare al tuo Santo Nome e alla Madre tua: deh! per i suoi meriti e la sua intercessione, infondi, benigno, in noi lo spirito del tuo amore.