Con la festa di Cristo Re la Chiesa indica nella regalità di Nostro Signore la via della pace e della concordia tra i popoli disuniti dal peccato.
Questo perché, come ha insegnato Pio XI, non si può «più efficacemente tendere al ripristino e al rafforzamento della pace, che mediante la restaurazione del Regno di Nostro Signore».
La Chiesa oggi celebra la solennità di Cristo Re dell’Universo. A introdurre la festa fu papa Pio XI con l’enciclica Quas Primas dell’11 dicembre 1925, anno giubilare.
Celebrando Cristo come re universale la Chiesa voleva riparare al grido blasfemo contro di lui, riferito dai Vangeli: «Non abbiamo altro re che Cesare». Un grido che allora – come oggi del resto – affliggeva la società sotto la forma del laicismo, figlio dell’illuminismo e padre dei totalitarismi atei (come il comunismo) o neopagani (il nazionalsocialismo). Tutti mali destinati a lasciare dietro di sé una lunga scia di sangue, ebbri del loro odio anticristiano. Senza dimenticare che in quello stesso momento storico in Messico i cristeros venivano perseguitato da un governo massonico.
Onoriamo Cristo, Principe della pace
Al grido empio di chi adorava Cesare la Chiesa volle rispondere con le stesse parole del Signore riportate da Giovanni: «Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici. Io sono re» (Gv 18, 37).
La solennità di Cristo Re cade nell’ultima domenica dell’anno liturgico, come a indicare che Cristo Redentore è il Signore della storia e del tempo, al quale ogni uomo è soggetto. Cristo, il Verbo di Dio incarnato, è l’Alfa e l’Omega, il Figlio dell’Altissimo, che «regnerà eternamente nella casa di Giacobbe» (Lc 1, 32) e sarà «Principe della pace» (Is 9, 6), «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19, 16).
Quel filo che lega il Sacro Cuore a Cristo Re
Ma già nel 1899 l’istituzione della festa di Cristo Re aveva ricevuto un forte impulso grazie all’enciclica Annum Sacrum con la quale papa Leone XIII aveva consacrato la Chiesa, il mondo e tutto il genere umano al Sacro Cuore di Gesù. Allora 49 vescovi presentarono una petizione chiedendo di istituire una festa liturgica.
Una seconda supplica venne indirizzata a Pio XI e infine giunse la terza – e definitiva – petizione sottoscritta da centinaia di personalità ecclesiastiche (cardinali, vescovi e superiori generali), da duecento congregazioni e ordini religiosi, dodici università cattoliche e centinaia di migliaia di fedeli cattolici sparsi nel mondo.
Aprire le porte a Cristo
In un tempo martoriato dalla guerra come il nostro, la Chiesa ci ricorda che solo aprendo la porte a Cristo in ogni campo della vita, anche sociale, l’umanità potrà assaporare quella pace che sempre sembra sfuggirle di mano.
Durante i tre giorni che precedono la solennità di Cristo Re i devoti recitano uno specifico Triduo. Con le invocazioni si chiede in particolare il trionfo del Cuore di Gesù su tutto ciò che ostacola la sua civiltà dell’amore. Attraverso l’intervento della Madre del Signore si auspica infine che tutti i popoli – separati della ferita inferta dal peccato – possano sottomettersi all’amore di Cristo Gesù.