Vescovo, promuove con vigore e forza la disciplina regolare per portare alla riforma della Chiesa. Il suo richiamare i monaci alla contemplazione ed alla santità, lo porta anche a “regolarizzare” i chierici circa la loro integrità di vita.
E’ stato anche autore di importanti scritti liturgici, teologici e morali ed uno dei migliori latinisti del suo tempo.
21 febbraio: Pier Damiani, il riformatore
In questo ventunesimo giorno del mese di febbraio, la chiesa venera San Pier Damiani. Nasce a Ravenna tra la fine del 1006 o più probabilmente l’inizio del 1007. La sua famiglia è di illustre origini, ma quando Piero nasce non era più di condizione agiata.
Rimane orfano di entrambi i genitori in giovanissima età. Viene cresciuto dapprima dalla sorella maggiore Rodelinda. Poi lo accoglie in casa il fratello secondogenito, del quale non conosciamo il nome, che lo costringe a durissimi servizi e lo maltratta. Lascia poi la casa del fratello e viene accolto dal fratello più grande Damiano, arciprete. Probabilmente per riconoscenza verso questi, Piero aggiungerà al suo nome “Damiani”, cioè “di Damiano”.
Terminati gli studi a Parma torna a Ravenna dove intraprende la carriera di insegnante, che lo occupa dal 1032 al 1035. Diviene un rinomato maestro di arti liberali, con molti allievi e acquisendo fama e una certa agiatezza economica. È probabile che fosse anche chierico (diacono o un altro ordine minore), cosa allora comune per i maestri.
Durante l’insegnamento matura progressivamente l’idea di dedicarsi alla vita monacale. Mantenendo immutato lo stile di vita a stretto contatto con la società, comincia a vivere interiormente come un monaco: sotto le vesti indossa il cilicio, digiuna, si prodiga in preghiere, veglie, digiuni, opere di carità.
Il miracolo del cieco e del pane
Come egli stesso racconta, un fatto preciso lo incoraggia ad abbracciare la vita monastica vera e propria. Solitamente invitava a mensa alcuni poveri. Un giorno si trova solo con un cieco e gli offre del pane scuro, di qualità peggiore, tenendo per sé un pane bianco. Una lisca di pesce si conficca nella sua gola, rischiando di soffocarlo.
Interpretò l’incidente come una giusta punizione per il suo egoismo e prontamente offre al cieco il pane migliore: immediatamente la lisca scivola in gola lasciandolo indenne.
L’ingresso nella vita monastica avviene quando conosce a Ravenna due eremiti di Fonte Avellana. Attratto dalla loro umile e composta modestia, li segue nel loro eremo e vi si fa monaco.
Gli scritti: il patrimonio lasciato dal Santo
Nel 1057 il Papa lo chiama a Roma per averlo accanto in un momento di crisi della Chiesa, dilaniata da discordie e scismi e alle prese con la piaga della simonìa. Nominato vescovo e poi creato cardinale, aiuta i sei Papi che si succedono al Soglio pontificio, a svolgere un’opera moralizzatrice.
Spende i suoi giorni a combattere con la penna certi abusi che offendono la santità monastica. Ha occasione, quindi, di lasciare al mondo cristiano libri e scritti di ascetica che rivelano un uomo di talento perspicace e santo. Ha uno stile facile e dilettevole e le sue poesie sono giudicate piene di grazia e d’eleganza.
Muore a Faenza nel 1072.
LEGGI ANCHE: Oggi 28 gennaio, San Tommaso d’Aquino: lo studioso appassionato di Dio
Preghiera a San Pier Damiani
O Dio Spirito Santo,
uguale al Padre e al Figlio nella sostanza e nell’eternità,
tu che procedi in modo ineffabile dall’uno e dall’altro,
degnati di scendere nel mio cuore e scaccia,
tu meraviglioso portatore di luce,
le tenebre della mia iniquità affinché,
come il seno della Vergine col tuo afflato concepì il Verbo di Dio,
così anch’io con l’ausilio della tua grazia,
possa portare sempre nella mia mente
l’Autore della mia salvezza.
Tu infatti, o Signore,
sei la luce delle menti,
la virtù dei cuori,
la vita delle anime.
LEGGI ANCHE: San Pier Damiani, il Santo di oggi 21 Febbraio, lottò contro la simonia