Vergine e martire del III secolo, Sant’Agnese si consacra al Signore e diventa martire per salvaguardare la sua purezza.
La storia di Sant’Agnese la pone a modello di donna che considera il valore della sua purezza e la preserva. Il suo stesso nome deriva dal greco e ha il significato di casto, puro. Non si sa se le sia stato attribuito postumo o se effettivamente fosse il suo vero nome.
Le notizie sulla sua vita spesso sono contrastanti. Quelle più certe arrivano da un carme inciso sulla lapide posta sulla sua tomba composto da papa Damaso. Di nobile famiglia romana, Agnese nasce nel 291 nel pieno della persecuzione dell’imperatore Diocleziano. La vocazione a consacrarsi a Dio arriva fin dall’infanzia. Diventata adolescente è una bellissima ragazza di 13 anni quando il figlio del prefetto di Roma si invaghisce di lei.
Agnese respinge le lusinghe del giovane, il quale cerca di persuaderla in tutti i modi con offerte di denaro e pietre preziose. Ma lei è ferma sulle sue intenzioni: vuole dedicare la sua vita al Signore. Per questo respinge con fermezza lo spasimante, che prima si affligge e poi decide di vendicarsi di lei. Nonostante sia una nobile ragazza romana, Agnese era cristiana e per questo viene denunciata dall’innamorato respinto.
Il martirio e i miracoli di Sant’Agnese
Viene arrestata e il giudice cerca di convincerla ad abiurare la sua fede per salvarsi. Ma lei rimane salda e fedele a Dio. Neanche le atroci punizioni che la aspettano o i pretendenti che le vengono proposti per farle cambiare convinzione la fanno desistere.
Viene esposta nuda in un postribolo come forma punitiva e lei copre il suo corpo con i lunghi capelli, che si dice, miracolosamente le crescono all’istante per coprirla. Sono tante le narrazioni di prodigi avvenuti durante le torture e il martirio di questa santa.
Si racconta anche che viene esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi di quella che è l’attuale piazza Navona e un uomo cercava di toccarla, ma viene fulminato istantaneamente e muore. Per intercessione di Sant’Agnese però altrettanto miracolosamente ritorna in vita.
Infine la santa viene uccisa e muore sgozzata con un colpo di lancia alla gola. Ma secondo quanto riportato da San Damaso Sant’Agnese muore in un rogo dove viene deposta nude e sempre coperta dai suoi lunghi coperti. Anche Sant’Ambrogio nel suo De virginibus e in particolare nell’inno Agnes beatae virginis narra di lei e la associa a Tecla e Pelagia, altre due fanciulle con cui affrontò santamente il martirio.
La fanciulla come un agnello
Esistono anche due Passiones, i racconti del martirio di Sant’Agnese: una è latina e risale al V secolo ed una è greca, dello stesso secolo, in cui però Agnese figura come una donna adulta impegnata ad evangelizzare la nobiltà romana. Il seguito della narrazione è simile.
L’iconografia la raffigura quasi sempre con un agnello, simbolo del modo con cui venne uccisa, perché morì sgozzata come si usava fare con questo animale. Il martirio è collocato nel 304 sempre sotto la persecuzione di Diocleziano, anche se alcuni lo collocano prima, tra il 249 e il 251, e di conseguenza anche la sua nascita sarebbe precedente.
Dopo la sua morte Sant’Agnese viene sepolta nelle catacombe lungo la via Nomentana, che oggi portano il suo nome. In seguito, la principessa Costantina, figlia di Costantino, ha fatto costruire una collegiata con un mausoleo. Successivamente, nel VII secolo, papa Onorio I ha fatto erigere la maestosa basilica arricchita da una serie di affreschi che narrano la passio della santa.