Vescovo francese del XIX secolo, San Carlo Eugenio de Mezenod sviluppò un’intensa attività missionaria e fondò la Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata.
Nato in una nobile famiglia l’1 agosto 1782 ad Aix en Provence, in Francia, ben presto subì le conseguenze della Rivoluzione francese. La sua famiglia fu costretta all’esilio e così lui trascorse la sua infanzia e la giovinezza prevalentemente in Italia.
Seguì i genitori, rifugiati politici e prima ebbe modo di studiare presso il Colegio dei Nobili a Torino, ma poi dovette frequentare la scuola regolare a Venezia. Lì un sacerdote, don Bartolo Zinelli, divenne il suo maestroe lo istruì in materia di fede. Carlo Eugenio visse un’adolescenza travagliata con periodi di smarrimento e depressione. I trasferimenti della famiglia a Napoli e poi a Palermo non gli davano la necessaria stabilità. I conflitti familiari, la frustrazione del padre che da Presidente della Corte dei Conti si trovò a fare il commerciante per mandare avanti la famiglia e la separazione dei genitori lo gettarono in uno stato di profonda prostrazione.
La vocazione sacerdotale e lo carità come principale obiettivo
La madre voleva che lui si sposasse e cercava di indirizzarlo verso pretendenti di alto rango. Ma all’età di 20 anni Carlo Eugenio potè finalmente fare ritorno in patria e dopo un periodo di desolazione nel vedere la sua patria cambiata, le sue condizioni sociali mutate e la triste situazione in cui versava la Chiesa in Francia, decimata dagli effetti della Rivoluzione francese, avvertì la vocazione al sacerdozio.
Nonostante l’opposizione della madre entrà nel seminario di Saint Sulpice a Parigi e nel 1811 fu ordinato sacerdote ad Amiens. La sua strada era quindi ormai tracciata: servire il Signore era la sua via e la carità era il principale obiettivo che albergava nel suo cuore. Svolgeva il suo ministero nel servizio ai più umili e abbandonati, tra cui i servi, i poveri contadini, i detenuti. Incontrò anche ostacoli da parte del clero locale, ma non si ferò e lo zelo missionario era sempre più forte in lui.
Altri si unirono alla sua missione come collaboratori e presero il nome di Missionari di Provenza. Predicavano nella lingua provenzale, quella del popolo, per stare più vicino proprio agli ultimi, andando di villaggio in villaggio. Trascorreva molto tempo a svolgere il ministero della Confessione e per dare una forma più compiuta al gruppo di missionari che aveva creato volle andare a Roma a chiedere al papa il riconoscimento di questo come Istituto di diritto Pontificio.
Nel 1826 papa Leone XII approvò la Congregazione col nome di Oblati di Maria Immacolata. Per 35 anni, fino alla sua morte la guidò come Superiore Generale.
Lo zelo per le anime
ll suo motto, ciò che ripeteva sempre ai suoi confratelli era: “Tra di voi la carità, la carità, la carità; e al di fuori lo zelo per le anime“. Era questo ciò che gli stava più a cuore e che insegnava agli altri.
Nel 1832 venne nomoinato vescovo ausiliare di Marsiglia e si trovò al centro di conflitti tra la Chiesa e il governo francese che si arrogava diritti sull’approvazione di queste nomine. Cinque anni dopo, alla morte del vescovo di Marsiglia, suo zio, prese il suo posto.
Faceva coincidere l’amore per Cristo con l’amore per la Chiesa. Come scrisse in una lettera pastorale nel 1860 “La Chiesa è il prezzo del sangue di Gesù Cristo e l’oggetto del suo amore infinito per gli uomini. L’ha amata più della sua vita e, attraverso di lui, è cara a Dio Padre che già da tutta l’eternità l’aveva amata fino a dare per lei il suo unico Figlio“.
L’attività missionaria della famiglia religiosa che aveva fondato proseguì e si sviluppò ulteriormente e si estese in Canada, negli Stati Uniti, nel Ceylon , l’attuale Sri Lanka, in Sud Africa, nel Basutoland, l’attuale Lesotho. Non trascurò il suo ruolo di vescovo, anzi fece accrescere la diocesi di Marsiglia dotandola delle strutture necessarie che mancavano: un buon seminario, nuove parrocchie, la cattedrale, il santuario di Nostra Signora della Guardia.
Morì in mezzo ai suoi Oblati al canto della Salve Regina il 21 maggio 1861 a 79 anni. Aveva sempre chiesto al Signore la grazia di morire in piena lucidità, e fu esaudito. Venne beatificato nel 1975 e canonizzato nel 1995.