Secondo la lapide che copre la sua tomba, governa la diocesi per 16 anni con santità di vita e fedeltà nella giustizia divina. Vescovo della città piemontese poco prima dell’arrivo dell’invasione degli Unni di Attila. Forse non è nativo di Vercelli.
E’ un insigne guida sia dei monaci che dei chierici, in particolare aiutandoli verso quella disciplina ascetica che devono custodire.
In questo ventunesimo giorno del mese di marzo la chiesa venera San Giustiniano di Vercelli. Secondo vari studi, Giustiniano non nasce a Vercelli, ma è allievo di san Martino di Tours. Venuto da fuori città, viene accolto ed accettato dalla popolazione, come un padre.
Il Vescovo deve reggere il monastero e governare la diocesi, per cui oltre all’ufficio pastorale comune a tutti i vescovi, deve dirigere il cenobio ecclesiastico fondato da Sant’Eusebio. Qui, i chierici si esercitano nella disciplina ascetica, attendono agli studi, si preparano al ministero, vivono in comunità e osservano una disciplina simile a quella dei monasteri.
La firma di san Giustiniano si legge nell’epistola sinodale del 451, con la quale i vescovi della provincia milanese aderiscono alla dottrina cattolica contro l’eresia di Eutiche.
Nelle raffigurazioni dell’antica Cattedrale della città, Giustiniano è dipinto come quarto successore del protovescovo Sant’Eusebio. Di lui sono celebrati, sulla sua iscrizione sepolcrale, la fedeltà a Dio, la santità in vita, la giustizia e la gloria celeste che ha ricevuto da Dio stesso dopo la sua morte.
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O spiriti celesti e voi tutti Santi del Paradiso, volgete pietosi lo sguardo sopra di noi, ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.
Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando nelle lacrime in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l’oggetto e il fine dei vostri godimenti. O anime beate, intercedete per noi!
Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme, di seguire i vostri esempi di zelo e di amore ardente a Gesù e alle anime, di ricopiare in noi le virtù vostre, affinché diveniamo un giorno partecipi della gloria immortale.
Amen.
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