San Nicola di Flüe, patrono della Svizzera, nella sua vita ha intrapreso e conciliato due vocazioni tra loro contrapposte, la vita familiare e quella eremitica.
Patrono della Svizzera, San Nicola di Flüe nacque nel 1417 in una famiglia di contadini presso la regione di Obwalden nella località da cui prende il nome che faceva parte della Confederazione degli otto cantoni della Svizzera centrale. La vocazione religiosa si fa strada in lui fin dalla giovinezza, ma prima vive immerso nel mondo e diventa soldato.
Non aveva avuto la possibilità di studiare e rimase analfabeta per tutta la vita. Da soldato semplice diventò ufficiale, si sposò con Dorotea Wyss e divenne padre di 10 figli, 5 maschi e 5 femmine. La vocazione di Nicola e il suo cammino alla ricerca di Dio in un primo periodo della sua vita si orientano quindi nel matrimonio e nella paternità. Anche il lavoro che svolgeva era illuminato dalla sua fede e riuscì ad ottenere grandi risultati. Fece da pacificatore tra comunità rivali e divise da interessi economici e politici, le quali arrivarono a convivere all’insegna della solidarietà.
Da marito e padre ad eremita con il consenso della moglie
Giunto all’età di 50 anni però, in Nicola subentrò una crisi interiore che lo porta a intraprendere un’altra strada. In lui c’era una chiamata molto forte alla vita contemplativa. Lui stesso la chiamava : “la lima che purifica e il pungolo che stimola” per descrivere un sentimento e un intento tanto potenti che animavano il suo cuore.
Pregò molto e chiese al Signore di concedergli tre grazie: l’assenso della moglie, la mancanza della tentazione di tornare indietro sui suoi passi e la possibilità di vivere senza mangiare né bere. Queste grazie gli furono concesse e con il consenso della moglie, nonostante il suo ultimo figlio avesse solo poche settimane Nicola partì per ritirarsi presso una comunità monastica dell’Alsazia con cui era venuto in contatto.
In seguito si stabilì in un luogo chiamato Ranft e costruì con le sue mani una poverissima casa fatta con delle assi di legno. Vivrà lì per 20 anni coprendosi solo un abito di panno grezzo, con un rosario in mano e a piedi scalzi conducendo una vita da eremita. Sembra che anche la grazia straordinaria di vivere senza mangiare gli fu concessa in quanto viveva nutrendosi solo dell’Eucarestia.
La spiritualità del patrono della Svizzera
Questa scelta così radicale e particolare suscitava la curiosità della gente che si recava da lui presso il dirupo montano dove si era rifugiato, per spiarlo o per chiedergli consiglio avendo scorto in lui un mistico. Era un uomo semplice, senza erudizione e parlava con la conoscenza delle cose di Dio che gli veniva dal cuore.
Anche se conduceva una vita eremitica era disponibile all’ascolto delle persone che si rivolgevano a lui e in alcune occasioni lasciava il suo eremo per aiutare il prossimo. Nel 1481 diede il suo contributo per impedire che avvenisse una guerra fratricida nel Paese e per questa impresa nota come la Dieta di Stans è stato considerato un padre della patria.
Venne interpellato anche altre volte come portatore di pace e la sua capacità di far ragionare chi era in conflitto fu tale che riusciva ad evitare dissidi e a placarli. A 75 anni, il 21 marzo 1487 morì nella sua cella. La sua canonizzazione avverrà molti secoli dopo, nel 1947 ad opera di papa Pio XII. Diventato patrono della Svizzera è anche compatrono della Guardia Pontificia svizzera. San Nicola di Flüe fu dunque un contadino, soldato, eremita e mistico, portatore di pace, ma anche marito e padre, trovando eccezionalmente una conciliazione tra due vocazioni molto diverse. Donare totalmente la propria vita a Dio nella contemplazione e donarla attraverso il sacramento del matrimonio sono due vie di pari valore per il raggiungimento della santità.