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Oggi 21 ottobre è la festa del Beato Pino Puglisi: ucciso dalla mafia perché predicava il Vangelo

Oggi 21 ottobre si ricorsa un martire della mafia, il Beato Pino Puglisi, sacerdote che ha lottato contro la criminalità organizzata evangelizzando la Sicilia. 

Beato Pino Puglisi – lalucedimaria.it

Il Beato Giuseppe Puglisi, conosciuto da tutti come Pino, che si commemora oggi 21 ottobre, aveva il sogno di liberare la sua terra, la Sicilia, dalla piaga della mafia.

Il suo intento era soprattutto quello di risollevare le tante famiglie oppresse e di salvare i giovani coinvolti in quella trappola criminale. Nasce a Palermo, nel quartiere Brancaccio, il 15 settembre 1937. Figlio di un calzolaio e di una sarta, entra in seminario da giovane e nel 1960 diventa sacerdote.

Inizialmente gli vengono dati gli incarichi di vicario parrocchiale e di vicerettore del seminario minore, Contemporaneamente insegna religione nelle scuole.

Santo di oggi 21 ottobre: Beato Pino Puglisi

Conosce bene le condizioni di vita del quartiere Brancaccio di Palermo e la miseria e il degrado che vi regnano. Vuole aiutare i giovani a non cadere negli inganni della mafia. Per otto anni, dal 1970 al 1978 fa il parroco a Godrano, una piccola località della provincia palermitana.

Anche lì domina la criminalità e lui si impegna a lottare contro le faide familiari che producono odio e morte. In tutti gli anni del suo ministero sacerdotale fino alla sua morte svolge parecchi incarichi. Dall’insegnamento alla pastorale vocazionale, si dedica alla direzione spirituale dei giovani, delle coppie e delle religiose, opera in seminario minore.

È un ottimo educatore, un bravo e illuminato consigliere e dimostra una grande capacità di incidere significativamente nella formazione delle coscienze. Promuove un autentico spirito cristiano esortando all’amore, alla riconciliazione e al perdono.

Il martirio in odium fidei

Nel 1990 ritorna a Brancaccio dove diventa parroco nella parrocchia di San Gaetano. In quel quartiere che gli ha dato i natali vivrà solo tre anni prima di venir brutalmente ucciso dai sicari della mafia.

Solo tre anni, ma vissuti molto intensamente e ricchi di opere che lasciano il segno e che proprio per questo lo rendono non solo inviso, ma insopportabile alla criminalità. Inizia svolgendo corsi di teologia, ma anche di alfabetizzazione.

Forma nuovi volontari e alla pastorale ordinaria affianca vere e proprie missioni popolari per coinvolgere ed evangelizzare i lontani. Tra le sue opere più grandi c’è la fondazione di “Padre Nostro“, il centro finalizzato al recupero dei giovani.

Lo fa con la collaborazione delle Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da Siena e il centro prende vita all’inizio del 1993. Sarà il suo ultimo anno di vita. Lui si adopera per strappare i giovani dalla cooperazione con le cosche mafiose e queste non possono consentire che ciò avvenga.

La sera del 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56° compleanno, mentre rientra a casa due sicari lo aspettano. Quando uno di loro gli punta una pistola alla nuca lui sorride ed esclama: “Me lo aspettavo“. Sono queste le sue ultime parole prima di venire ucciso.

La sua morte è avvenuta “in odium fidei” e lui è il primo ucciso dalla mafia per questo e perciò il primo “martire di mafia“.

La spiritualità di un sacerdote martire di mafia

Odiato per il suo agire manifestatamente cristiano, don Pino Puglisi morendo con il sorriso impresso sulle labbra ha dimostrato di aver perdonato i suoi assassini. Questo insieme alle sue ultime parole durante il processo di beatificazione sono state considerate espressione di un’accettazione di un sacrificio supremo.

Il 15 maggio 2013 nel Foro Italico a Palermo ha avuto luogo la solenne beatificazione. La sua opera sociale era ben diversa da un’azione filantropica: tutto il suo operato era animato esclusivamente dalla fede in Cristo e da una missione apostolica chiara ben definita.

Dalla sua morte sono scaturiti molti frutti, e oltre al miracolo che l’ha portato agli onori degli altari, anche altre grazie inattese e straordinarie. I suoi assassini, infatti, non sono rimasti indifferenti alla vista di quel sorriso della loro vittima.

Uno di loro dopo il terribile omicidio si è convertito in carcere, dono di grazie in cui c’è di mezzo l’intercessione del beato sacerdote.

Romana Cordova

Scritto da
Romana Cordova

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