Fa parte dei Dodici apostoli: San Matteo è anche l’evangelista autore di uno dei tre Vangeli sinottici. Quando incontra Gesù lo segue subito.
Gli evangelisti Luca e Marco lo identificano come Levi, ed è probabile che sia il suo secondo nome. È proprio in questi due Vangeli che viene raccontato l’incontro di Matteo con Gesù: si parla di un pubblicano, un esattore delle tasse.
Svolgeva infatti questo lavoro e quando incontra il Signore è seduto al banco delle imposte. All’invito di Gesù :”Seguimi” risponde alzandosi e andando dietro lui.
Sceglie di seguirlo subito, percepisce evidentemente la sua grandezza e la grazia della fede lo tocca all’istante.
Con quella scelta Matteo diventa uno dei Dodici apostoli e sarà poi uno di coloro che trasmetterà l’annuncio della Buona Novella diffondendola dapprima in Palestina fino ad ogni luogo che riesce a raggiungere.
Il suo nome significa “dono di Dio” e per il suo lavoro diventerà patrono dei banchieri, dei contabili, dei doganieri, dei ragionieri e della Guardia di finanza.
Matteo era un pubblicano che svolgeva uno dei mestieri più disprezzati e detestati poiché aveva a che fare con le monete d’oro che avevano impresse l’immagine dell’imperatore a cui si doveva una sorta di culto.
La vita di San Matteo, il martirio e il suo Vangelo
Viveva a Cafarnao in Galilea, ma poi lasciò tutto per seguire Gesù. Riguardo la sua morte, mentre ci sono fonti che la attestano come decesso naturale, altre parlano di martirio e la Chiesa infatti lo venera come martire.
La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine narra che durante un viaggio in Etiopia per cercare di convertire il re Egippo trasse dalla morte la figlia di lui, Ifigenia. Voleva anche tutelare la sua virtù e questo non piacque allo zio Irtaco che la voleva in sposa e per questo lo fece uccidere.
Per ordine di quest’uomo un sicario ha trafitto Matteo con una spada nel corso della celebrazione di una messa. Dopo 300 anni dalla sua morte le sue reliquie sono state traslate prima in Bretagna per poi arrivare nella cattedrale di Salerno a lui dedicata.
Gli studi scritturistici non hanno dubbi nel confermare che Matteo sia l’autore del primo dei Vangeli. È quello scritto non in greco come gli altri, ma in ebraico e precisamente nella lingua locale, l’aramaico.
Si compone di 28 capitoli, è il più nutrito tra tutti e 4 i Vangeli. Parte dalla genealogia terrena e dalla nascita di Gesù, narra dell’infanzia della predicazione al mondo e della missione del Messia. È scritto con una forma poetica e ritmica per una lettura che risulta particolarmente scorrevole. Il pubblico al quale si rivolge sono i suoi connazionali.
L’iconografia raffigura San Matteo come gli altri evangelisti nei panni di animali misteriosi descritti dal profeta Ezechiele. Lui è raffigurato insiema ad un uomo alato nell’atto di scrivere il Vangelo sotto ispirazione.
San Matteo è esempio di conversione: il suo cuore indurito e avaro viene cambiato dall’incontro con Gesù e la trasformazione è totale. Il Signore è venuto per i peccatori e lo dimostra anche attraverso questa figura di uomo che non esita ad abbandonare gli idoli del mondo per la via della salvezza.