Dopo aver ricevuto il Battesimo, lascia l’incarico di console e decide di dedicare la sua vita a Cristo, facendosi umile e povero. Dalla Francia si trasferisce nell’entroterra campano, presso la tomba di un altro Santo.
A Nola, segue e conosce a pieno gli insegnamenti di San Felice. Diventa Vescovo e aiuta i pellegrini e i poveri.
In questo ventiduesimo giorno del mese di giugno, la chiesa venera San Paolino da Nola. Nato in un’illustre famiglia di senatori e consoli, è figlio del prefetto della Provincia d’Aquitania.
Nel 378, uscito di carica, gli spetta il governo di una provincia senatoria e sceglie la Campania. Anziché insediarsi a Capua preferisce Nola, dove ha alcuni possedimenti. A Cimitile, vicino a Nola, è venerato San Felice. Prima di tornare in Aquitania, secondo una cerimonia di tradizione pagana, Paolino si taglia la barba e la consacra a San Felice, reputato “martire”, pur non avendo versato sangue, per come ha accettato le sofferenze in vita.
A Barcellona conosce Therasia, donna ricca e bella, ma (diversamente da lui) cristiana e battezzata. Therasia diventa la sua consorte e lo guida verso la conversione. Nel 389, a 35 anni circa, nella chiesa di Bordeaux, Paolino riceve il battesimo dal vescovo Delfino.
Nel 392 dalla coppia nasce Celso, che muore appena otto giorni dopo la nascita. L’evento segna Paolino per sempre e lo spinge ancora di più a rifugiarsi nella fede. Il suo percorso di conversione è completo.
Nel 393 Paolino si trova a Barcellona e, durante una celebrazione liturgica del Natale, i fedeli invocarono: «Paolino sacerdote…!». Decide di farsi ordinare presbitero, secondo la massima: “Voce di popolo, voce di Dio“.
Dopo l’ordinazione, nel 394, parte per un viaggio in Italia dove conosce sant’Ambrogio. Durante una sosta in Toscana Paolino e la moglie decidono di dedicarsi totalmente alla vita monastica.
Egli decide di stabilirsi a Nola, dove ha soggiornato da governatore della Campania e dove si trova la tomba di San Felice, cui è particolarmente devoto. Fonda un cenobio maschile e uno femminile, che si distinguono per l’intensa vita di preghiera e l’assistenza ai poveri.
In seguito fa innalzare una basilica a San Felice, al posto del modesto santuario allora esistente, e attorno vi edifica una serie di chiostri ricchi di colonnati e fontane per accogliere le migliaia di pellegrini che ogni anno si recano presso l’ara di San Felice.
Il 24 agosto del 410 Alarico I, re dei Visigoti, entra in Roma e la saccheggia. Paolo, vescovo di Nola, muore in quell’anno, proprio quando Alarico è alle porte della città. Il popolo dei fedeli, con situazione analoga a quella di Barcellona, invoca: «Paolino Vescovo!», e di nuovo egli accetta la carica.
Nola è presa e devastata dai visigoti, e molti abitanti vengono fatti prigionieri. Paolino vende caritatevolmente tutti i suoi averi, compresa la croce episcopale, per riscattare i prigionieri. Quando non ha più niente, offre la propria persona agli invasori per riscattare l’unico figlio di una vedova. A 55 anni, passa dall’essere sacerdote a essere vescovo e poi schiavo nel giro di un anno.
Giunto in Africa e venduto come schiavo, diventa il giardiniere del proprio padrone. Un giorno Paolino profetizza l’imminente morte del re al suo padrone e, condotto innanzi al regnante, questi ne ha paura: in un suo sogno, Paolino presiede un tribunale di giudici contro di lui.
Interrogatolo e scoperta la sua carica di vescovo, il padrone gli promette di concedergli qualsiasi cosa avesse chiesto; Paolino risponde che non desidera altro che la liberazione sua e di tutti i nolani con lui. Così avviene, e questi tornano al loro paese, accompagnati da navi cariche di grano. Sulla spiaggia di Torre Annunziata è accolto assieme ai prigionieri riscattati dai fedeli nolani che portano e sventolano mazzi di fiori.
O Signore, unica fonte di santità e mirabile nei tuoi Santi,
che in San Paolino hai voluto concedere alla tua Chiesa
un fulgido esempio di testimone della fede e dell’amore verso di te e verso il prossimo,
concedi, per sua intercessione l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo,
perché possiamo con serena fiducia vivere la nostra fede,
saper vedere e servire Cristo nei nostri fratelli
e cercare te in ogni cosa e sopra tutte le cose
nel nostro operoso cammino verso la salvezza eterna.
Amen
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