A lei i fedeli si rivolgono per chiedere aiuto nelle cause davvero impossibili, ha sopportato, con pazienza, suo marito, un uomo violento, riconciliandolo con Dio. Alla sua morte e a quella dei figli, decide di donare la sua vita a Gesù entrando in convento.
Appartiene all’ordine di Sant’Agostino. La sua vita in convento è stata segno di umiltà e pazienza.
22 maggio: Rita, una Santa già in vita
In questo ventiduesimo giorno del mese di maggio, la chiesa venera Santa Rita da Cascia. Molta parte della vita di Rita risulta oscura dal punto di vista della documentazione storica. Tra le pochissime fonti più o meno coeve, si annoverano l’iscrizione e le immagini dipinte sulla “cassa solenne.
Il luogo di nascita è concorde per Roccaporena, una frazione montagnosa a circa cinque chilometri da Cascia (provincia di Perugia).
Rita sposa Paolo di Ferdinando di Mancino, forse un ufficiale della guarnigione di Collegiacone, descritto tradizionalmente come un uomo orgoglioso ed irruento, appartenente alla fazione ghibellina.
Il marito violento che si acquieta
Secondo le agiografie tradizionali, il carattere mite di Rita acquieta, col tempo, lo spirito impulsivo e violento del marito, tanto che questi abbandona le armi per convertirsi al lavoro presso un mulino da poco accomodato come loro casa. Nascono due figli (forse gemelli), Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.
Dopo alcuni anni di matrimonio, Paolo viene ucciso — probabilmente da suoi ex-compagni, a causa di rancori passati ed accuse di tradimento — mentre rincasa in piena notte. Tuttavia, Rita non serba odio, anzi perdona gli assassini e prega anche per i suoi due figli che, come è costume del tempo, probabilmente stanno pensando alla vendetta.
I due figli, da lì a breve, muoiono di malattia, quasi contemporaneamente. Si dice che la Santa prega Dio per la morte dei suoi figli così che non avessero a sporcarsi le mani del sangue degli assassini del padre.
Il suo entrare in convento: l’arbusto secco che riprende vita
Abbandonata anche dai parenti del marito, Rita decide di prendere i voti ed entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena, a Cascia. Chiede per tre volte inutilmente il noviziato, che le viene rifiutato per ragioni non chiare.
La badessa del monastero mette a dura prova la vocazione e l’obbedienza di Rita, facendole annaffiare un arbusto di vite secco, presente nel chiostro del monastero. Il legno, dopo un po’ di tempo, riprende vita e dà frutto. Nello stesso chiostro, oggi, è presente una vite risalente al XIX secolo. Durante i quarant’anni di vita monacale, Rita non solo si dedica alla preghiera, a penitenze e a digiuni nel monastero, ma esce spesso per andare in servizio a poveri e ammalati di Cascia.
Secondo la tradizione devozionale, la sera del Venerdì Santo 18 aprile 1432, ritiratasi in preghiera per la Passione di Gesù, dopo la predica di fra’ Giacomo della Marca, avrebbe ricevuto una spina dalla corona del Crocifisso, che le si sarebbe conficcata in fronte.
La spina, la rosa e le api
Rita resta ammalata a letto per molto tempo. Sempre secondo la tradizione devozionale seicentesca, che lega strettamente Rita alle api, come appaiono api bianche sulla sua culla, così sono apparse api nere sul suo letto di morte.
Inoltre, nonostante la fredda stagione, nell’inverno prima di morire Rita manda sua cugina a prendere una rosa e due fichi nel suo orto a Roccaporena. La cugina, incredula, pensa che deliri, ma effettivamente trova tra la neve la rosa rossa e i fichi richiesti, segni interpretati come la salvezza e il candore dell’anima di suo marito e dei suoi figli.
Sulla base di questi racconti, le api, le rose e la spina sono diventati gli attributi iconografici più frequenti della Santa.
La monaca agostiniana si spegne la notte del 22 maggio 1447.
Preghiera a Santa Rita da Cascia
O cara Santa Rita,
nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione…….,
e allontani l’ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.
Per l’angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.
O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.
Emendando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l’eternità.
Così sia.
Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi.
Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.