Oggi la Chiesa celebra una delle sante più popolari di sempre, invocata per la sua eccezionale capacità di intercedere grazie.
In Italia e nel mondo i fedeli si rivolgono a lei, la monaca da tutti conosciuta come la «Santa dei casi impossibili», nei casi più disperati.
Rita nasce intorno al 1370 a Roccaporena, piccolo paese sperduto nelle montagne dell’Umbria. È ancora giovanissima quando i genitori la spingono a maritarsi con Paolo di Ferdinando, un giovanotto del paese conosciuto per il carattere collerico, rissoso e violento.
Con la sua dolcezza Rita riuscirà ad ammansire il marito, ma non riuscirà a placare il desiderio di vendetta dei suoi avversari nelle sanguinose contese e rivalità politiche del tempo, un tratto tipico della società di allora.
I rivali del marito meditavano vendetta per le sue offese. E non tarderanno a riscuoterla. Così lo sposo di Rita si troverà coinvolto in una spirale di odio e di vendetta. E lei un giorno dovrà correre affranta in un boschetto vicino per piangere sul corpo dello sposo assassinato, squarciato dalla lama tagliente di un coltello.
Da Paolo Rita aveva avuto due figli, Giangiacomo e Paolo Maria, molto somiglianti per temperamento al padre. E temeva che mettessero in pratica i piani di vendetta che architettavano ogni giorno. Rita rivolse così la sua preghiera al Padre nei cieli: «Signore, meglio morti quei due figli, che macchiati di un così grave crimine».
Parole incomprensibili, perfino scandalose e sconvolgenti in un tempo come il nostro che idolatra la vita terrena, ma non agli occhi dei santi per i quali non c’è male peggiore che offendere Dio col peccato. In questo senso esse esprimono l’amore materno al grado supremo.
Dio la prenderà in parola. I due giovani, i cuori dei quali ancora non si erano piegati alla dolcezza della loro madre, ma che nemmeno si erano ancora corrotti col sangue del delitto, finiranno uccisi durante una lite di contrada.
Rita, rimasta sola a piangere anche la morte dei figli, pagherà un prezzo altissimo per la loro salvezza. Nel dolore maturò intanto in lei la vocazione al monastero.
Il prodigioso intervento dei santi Giovanni Battista, Agostino e Nicola da Tolentino, apparsi in sogno a indicarle la via del monastero Santa Maria Maddalena e a introdurla miracolosamente nel coro dove le claustrali agostiniane di Cascia erano radunate in preghiera, convinse le monache ad accoglierla dopo che più volte avevano cercato di dissuaderla.
Rita si consacrerà così a una vita di penitenza, preghiera e amore per Cristo Crocifisso. Gesù ricambierà il suo ardente amore facendola partecipare ai suoi dolori con un segno del suo bruciante amore. In un momento di estasi conficcò così nella fronte di Rita una spina acuminata che le aprì una piaga perenne oltre che dolorosa.
Con quel marchio dell’amore di Dio inciso nella fronte Rita vivrà gli ultimi quattordici anni della sua vita. La fama della sua santità oltrepasserà le mura del convento, attirando molti desiderosi di ridare slancio alla propria vita spirituale.
Rita da Cascia morì il 22 maggio 1457. E ben presto, intorno alla sua tomba, cominciarono a fiorire rose miracolose del colore del sangue. Malati di ogni genere guarirono e si convertirono. La marea di prodigi avvenuti nel nome della santa monaca le meritò la canonizzazione – sarà proclamata Santa nel 1900 – e la nomea di «Santa delle cose impossibili».
Sotto il peso e tra le angosce del dolore, a Voi che tutti chiamano la santa degli impossibili, io ricorro nella fiducia di presto averne soccorsi. Liberate, vi prego, il mio povero cuore, dalle angustie che da ogni parte l’opprimono, e ridonate la calma a questo spirito che geme, sempre pieno di affanni.
E giacché riesce inutile ogni mezzo a procurarmi sollievo, totalmente confido in Voi che foste da Dio prescelta per avvocata dei casi più disperati. Se sono di ostacolo al compimento dei miei desideri, i peccati miei ottenetemi da Dio ravvedimento e perdono.
Non permettete, no, che più a lungo sparga lacrime di amarezza, premiate la mia ferma speranza, ed io darò a conoscere dovunque le grandi vostre misericordie verso gli animi afflitti. O ammirabile sposa del Crocifisso, intercedete ora, sempre per i miei bisogni.
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