La storia della Santa degli Impossibili, prodigiosa testimonianza all’insegna del perdono e della fede, ci avvicina ancor più a lei e a Dio.
Santa Rita da Cascia è senza ombra di dubbio una delle sante più invocate della cristianità. Rita nacque nel 1381 a Roccaporena, frazione di Cascia, da due modesti contadini che le biografie riportano come due “pacieri di Cristo”, un mestiere che è l’antenato del moderno “mediatore civile”, impegnati sul fronte delle lotte tra Guelfi e Ghibellini.
All’anagrafe il vero nome della santa era Margherita, ma presto tutti la chiamarono Rita.
Il suo primo miracolo le viene attribuito addirittura a soli cinque giorni dalla nascita. Si tratta del famoso miracolo delle Api Bianche.
Un giorno in cui i genitori di Rita la lasciarono da sola nella culla, accadde infatti qualcosa di assolutamente straordinario. Cinque api bianche si avvicinano a lei, cominciando a entrare e uscire dalla sua bocca ma senza pungere, anzi, lasciando il miele nella bocca della futura Santa.
In un campo non molto distante, però, un contadino si tagliò in profondità una mano con la sua falce. Preso dallo spavento, lasciò il campo in fretta e furia per andare in cerca di cure. Passò di fronte alla culla, e vide le api che ronzavano poco distante dalla piccola. Cercò di scacciarle con l’arto ferito, e questo sorprendentemente guarì.
Rita aveva delle caratteristiche molto peculiari che la rendevano ben distinguibile. Era piccola, fragile, mite, umile, obbediente e anche istruita, visto che furono gli stessi genitori ad insegnarle a leggere e a scrivere.
Fin da piccola nutrì un profondo fascino per la Famiglia Agostiniana, oltre che per San Giovanni, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino.
Il suo desiderio fu così fin da giovane quello di prendere i voti, e di frequentare assiduamente il Monastero di Santa Maria Maddalena a Cascia e la Chiesa di San Giovanni Battista.
Un desiderio che non corrispondeva a quello dei genitori, che a soli 13 anni decidono che si deve fidanzare Rita con Paolo di Ferdinando Mancini. Si tratta infatti di un uomo violento che Rita fu costretta a sposare dopo solamente tre anni, e dal loro matrimonio nacquero due figli, Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.
Rita ottiene la grazia della conversione del marito, ma la loro unione si interrompe dopo 18 anni quando Paolo viene assassinato. La famiglia Mancini chiede vendetta, ma Rita non vuole saperne, e non rivela a nessuno i nomi degli assassini, chiedendo per loro perdono a Dio. Vedendo che i suoi due figli non vogliono ascoltarla e vogliono invece che sia fatta vendetta, chiede a Dio di vederli morire piuttosto che perseguire i loro scopi sanguinosi. Poco dopo i due fratelli si ammalano gravemente e muoiono.
Dopo essere rimasta sola, a 36 anni cerca di entrare nel Monastero degli Agostiniani di Santa Maria Maddalena a Cascia, ma viene rifiutata tre volte, perché vedova e perché nel monastero c’era una suora imparentata con la famiglia di Paolo, molto offesa dall’atteggiamento della Santa.
Una volta pacificato le due famiglie duellanti, Rita riesce ad entrare nel Monastero, nel 1407: secondo la leggenda, si dice che furono i suoi tre santi patroni, Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino a portarla, dalla roccia dove Rita andava a Roccaporena a pregare, fin dentro il coro del Convento.
Rita rimarrà nel monastero fino alla sua morte, il 22 maggio 1457, all’età di 76 anni. Si narra che Rita ricevette una spina della corona di Cristo sulla fronte, al pari delle stimmate, che portò addosso negli ultimi 15 anni della sua vita. Poco prima di morire, essendo costretta a letto, chiese al cugino di portarle una rosa e due fichi dalla casa di suo padre. Sebbene fosse inverno, i frutti c’erano e il cugino glieli portò.
La rosa divenne il simbolo di Santa Rita per eccellenza: la stessa rosa che, proprio come Santa Rita, piccola e umile, riuscì a fiorire nelle spine che la vita aveva riservato. Il giorno della morte si dice che sia stato visto uno sciame di api nere (chiamate “murarie”) nel convento, che hanno ancora i loro nidi vicino alla vite del Monastero, e che le campane suonarono da sole.
Il primo miracolo attribuito a Rita dopo la morte è avvenuto quando al momento di del suo funerale. Cicco Barbari, un falegname, era diventato aveva da poco perso l’uso delle mani, ed era impossibilitato a lavorare. Vedendo il corpo di Rita, disse: “Oh, se non fossi storpio, la farei io questa cassa!”.
Il falegname fu subito guarito e le suore gli affidarono la costruzione della bara.
Ad oggi si dice che tutte le volte che Rita intercede per una grazie il suo corpo, conservato nella Basilica di Santa Rita da Cascia, sprigioni profumo di rose. Anche per questo Rita viene anche chiamata “Santa delle Rose”, oltre che “Santa delle Spine” e, dal popolo, “Santa degli Impossibili”, dato il numero di miracoli impetrati e per tutte le situazioni difficili risolte grazie alla sua intercessione.
Rita è beatificata 180 anni dopo la sua morte, nel 1627, sotto papa Urbano VII, e canonizzata durante il Giubileo del 1900 da Papa Leone XIII.
Cascia ogni anno festeggia il suo Santo Patrono il 22 maggio con la Festa di Santa Rita e le Celebrazioni Ritiane.
Elisa Pallotta
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