Patrona delle vedove, Santa Lea di Roma è una giovane e bella matrona romana, perde il marito in giovane età e decide di consacrarsi a Dio.
Le poche informazioni giunte fino ad oggi sulla vita di Santa Lea di Roma arrivano in prevalenza dall’asceta Stridone che nel suo ritiro eremitico a Betlem ebbe modo di scrivere diverse epistole e testi in cui figura il personaggio della Santa.
Il Martirologio Romano nell’enunciare la sua memoria liturgica ricorda che Santa Lea ha ricevuto la lode di San Girolamo per le sue virtù e per la scelta di vita che fece. Anche San Girolamo infatti parla molto di lei nei suoi scritti e in una lettera alla gentildonna Marcella, divenuta poi anche lei santa, animatrice di una comunità femminile di stile simil monastico che viveva sull’Aventino.
È a Roma nel IV secolo che si colloca questa santa di cui si sa che era una nobildonna romana. Il suo nome, Lea, ha il significato di leonessa. Era sposata ad un ricco patrizio e rimase vedova in giovane età. Viveva in un lussuoso palazzo e aveva al suo servizio uno stuolo di servitori. Il suo stile di vita era elevato, indossava bei vestiti e preziosi gioielli.
Il desiderio di dedicare la vita a Dio e al prossimo
Lea era abituata quindi a condurre una vita agiata e tra i divertimenti, era bella e ancora molto giovane. Dopo la morte del marito, come era consuetudine all’epoca fu indotta a contrarre nuove nozze. Era indispensabile anche per mantenere il tenore di vita con cui era vissuta fino ad allora e dato che la donna non poteva mantenersi da sola doveve necessariamente avere un marito che potesse fornirle di che vivere.
Ma Lea fa una scelta per cui viene considerata folle. Rifiuta il nuovo matrimonio che le viene proposto con un illustre personaggio dell anobiltà romana, Vezzio Agorio Pretestato, che si avviava a diventare console. Nonostante questo vantaggioso matrimonio avrebbe potuto garantirle di continuare a vivere negli agi Lea sceglie di non sposarlo e di rinunciare così al tipo di vita che aveva condotto fino a quel momento. Lascia gli agi e le comodità, il lusso e i vestiti preziosi. Conosce il cristianesimo e sente di voler seguire una missione.
Avverte fortemente il profondo desiderio di vivere il Vangelo fino in fondo, dedicarsi al prossimo, in particolare ai bisognosi, ai poveri, ai malati. Diventata amica di Santa Marcella, nobildonna vedova come lei, che aveva fondato una comunità in stile monastico sulle orme di San Girolamo, decide di seguirla. Insieme ad altre nobildonne romane fanno vita comiune in una casa sull’Aventino e la loro vita è semplice e povera, tutta dedicata all’aiuto e al sostegno di chi ha più bisogno.
La carità come missione
La carità anima la sua nuova vita e l’attività sociale si basa su un’intensa attività contemplativa. La preghiera ha un posto fondamentale così come la lettura della Sacra Scrittura. Santa Lea riceve il compito di istruire ed educare le ragazze e di guidarle in un percorso di vita cristiana che porta alla santità. Nota per la sua grande umiltà e per la sua immensa dedizione agli altri, Santa Lea trascorre il resto della sua vita in questa missione animata dalla carità.
Non si conosce la sua effettiva data di nascita ma si sa che muore nel 384 ad Ostia nei pressi di Roma. San Girolamo la ricorda come : “Maestra di perfezione alle altre, più con l’esempio che con la parola, fu di un’umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva“.
Sempre San Girolamo dice di lei che “si era consacrata tutta al Signore diventando nel monastero madre superiora delle vergini, mutando le vesti delicate di un tempo nel ruvido sacco che logorò le sue membra, passando inoltre in preghiera intere notti, maestra di perfezione alle altre più con l’esempio che con le parole“. Nel tempo è diventata patrona delle vedove, come modello esemplare di virtù per coloro che vivono questa condizione.