San Giorgio, il cui culto è molto vivo in varie parti del mondo, è il celebre cavaliere che ingaggia una lotta con il male sconfiggendolo eroicamente e portando la liberazione.
Il culto a san Giorgio, che si commemora oggi 23 aprile, è molto antico e risale al periodo immediatamente posteriore al suo martirio. È infatti un martire di Lydda, e la sua vita si svolge intorno al finire del III secolo e ai primissimi anni del IV.
Il Martirologio Romano ricorda questo santo con queste parole: “San Giorgio martire, la cui gloriosa lotta a Diospoli o Lidda in Palestina è celebrata da tutte le Chiese d’Oriente e Occidente fin dall’antichità“.
L’inocografia lo raffigura nell’impresa che lo ha reso celebre, ovvero mentre in sella ad un cavallo uccide il drago, simbolo del male, liberando così dal pericolo incombente.
Le notizie certe sulla vita di san Giorgio sono poche e la sua figura è avvolta da un’aura di leggenda. Tra le fonti c’è una Passio Georgii, che però non gode di grande attendibilità, ed è considerata pregna di elementi non verosimili.
Secondo quanto riporta la tradizione san Giorgio sarebbe nato in una famiglia ciristiana in Cappadocia e la collocazione temporale certa è la seconda metà del III secolo. Diventa un guerriero e si arruola nella milizia imperiale.
La sua destrezza con le armi gli fa conquistare presto il ruolo di capitano. È conosciuto perciò come un valoroso combattente. E proprio in virtù di questa sua caratteristica gli si attribuisce l’impresa che lo ha reso famoso e per cui è massimamente ricordato: la battaglia con il drago.
L’episodio che lo ha reso celebre e che è stato raffigurato per secoli nell’arte è tratto dai racconti di Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea. È in particolare dal XII secolo che questa narrazione ha preso forma e che si è diffusa diventando un elemento emblematico della storia del santo contribuendo fortemente al suo culto.
Secondo questo racconto leggendario in una città della Libia, Silena, c’era un drago. Si tratta di una rappresentazione del diavolo. A questo mostro ogni giorno venivano date in pasto due bestie, in particolare due pecore.
Venuto il momento in cui questi animali ormai scarseggiavano gli abitanti del luogo decisero di offrirgli una pecora ed un abitante scelto a caso con un sorteggio. Quando la sorte toccò la figlia del re, Silene, una giovane fanciulla, fu allora che ci fu l’intervendo di san Giorgio che ingaggiò una lotta con il drago.
Con la sua spada il santo uccise il mostro salvando così la ragazza e restituendo al popolo la libertà da quell’oppressione. Esortò poi la popolazione a convertirsi. Disse loro: “Non temete, perché il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete, ricevete il battesimo e io ucciderò il vostro persecutore”.
San Giorgio avrebbe perso la vita da martire per la fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano. La sua morte si attesta per l’anno 303, il 23 aprile.
Sembra che san Giorgio abbia affrontato il martirio con grande coraggio. Non solo: esortava gli altri cristiani a fare altrettanto e a resistere alle torture dei persecutori così come alle lusinghe dei potenti e alle tentazioni di rinnegare il Signore per aver salva la vita fisica.
Anche a lui, come era consuetudine durante quelle feroci persecuzioni, fu proposta l’abiura in cambio della libertà. Ma lui nin ci pensò proprio a tradire e rinnegare Gesù. Con la fermezza della fede a coloro che volevano farlo abiurare rispose: “non piego le ginocchia a terrene e false divinità”.
Venne decapitato. Il culto fiorì subito e si estese dalla Palestina in Siria, per poi raggiungere l’Egitto e Costantinpoli, fin poi ad arrivare a Roma, in Germania e in Gallia. Per la grande venerazione che ci fu il luogo della sua tomba, Lidda, sotto l’impero bizantino venne chiamata Georgiopolis.
È patrono di alabardieri, arcieri, armaioli, cavalieri, martiri inglesi, movimento scout, soldati, invocato contro malattie della pelle, peste.
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