Celebre e molto venerato in tutto il mondo, San Giorgio è noto per aver sconfitto il drago malvagio in una dura battaglia.
L’iconografia lo raffigura quasi sempre così: San Giorgio è il guerriero a cavallo che con la spada trafigge il drago, simbolo del male, portando la liberazione. Il culto a San Giorgio è molto antico, risale già al IV secolo,e precede l’iconografia che si sviluppa solo in un tempo successivo.
La figura di San Giorgio è avvolta nel mistero e da un’aura leggendaria, come accade per molti santi dei primi secoli. Le pochissime informazioni di questo santo che giungono fino a noi sono quelle riportate notizie nella Passio Georgii che oerò non è considerata del tutto attendibile in quanto rientra secondo il Decretum Gelasianum del 496, tra le opere classificate come apocrife e quindi non autentiche o viziate da elementi non corrispondenti a verità.
La Chiesa d’Oriente venera San Giorgio come “grande martire” e in quella d’Occidente sono innumerevoli le chiese a lui dedicate, così come le località che lo hanno per patrono. San Giorgio sarebbe nato in Cappadocia da genitori cristiani, ed è certo che visse nel III secolo. Era arruolato nella milizia imperiale, e aveva una grande abilità nell’uso delle armi tanto da raggiungere in breve tempo il grado di capitano.
Il racconto che lo ha reso celebre, oltre al suo martirio, è l’episodio in cui combatte con il drago e lo sconfigge liberando così una fanciulla e gli abitanti di un luogo. Questa storia emerse intorno al XII secolo e conobbe una straordinaria popolarità a partire dal secolo successivo quando fu incluso nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. Ne seguì la raffigurazione da parte di tantissimi artisti in una vasta iconografia che ha contribuito a rendere celebre questo santo.
La leggenda narra che a Silena, una città della Libia, c’era un drago, chiara rappresentazione del diavolo, a cui quotidianamente venivano date in sacrificio due pecore per tenerlo a bada. Quando queste cominciarono a scarseggiare, gli abitanti passarono ad offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno la sorte scelse Silene, la figlia del re. Il cavaliere Giorgio uccise il drago e ordinò al popolo di convertirsi. Avrebbe detto “Non temete, perché il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete, ricevete il battesimo e io ucciderò il vostro persecutore”.
Stando a notizie più certe, era l’epoca della feroce persecuzione dell’imperatore Diocleziano contro i cristiani e San Giorgio spronava i fedeli a resistere e sopportare con fortezza il martirio. Li esortava a non senza cedere alle lusinghe e alle tentazioni dei potenti, e a dimostrare con amore la fede in Gesù Cristo.
In quanto cristiano Giorgio fu arrestato e, come era abitudine verso i cristiani, gli fu proposta l’abiura in cambio della libertà e di aver salva la vita. San Giorgio però non cedette e, saldo nella fede affermò con fermezza: “non piego le ginocchia a terrene e false divinità”. Per questo fu torturato e poi condannato a morte. Morirà per decapitazione il 23 aprile del 303. Si narra che dopo aver appoggiato la testa su un ceppo il carnefice gliela mozzò con un colpo di spada.
Il culto a San Giorgio partì dalla Palestina per poi diffondersi in Siria, in Egitto, a Costantinopoli. Arrivò a Roma, in Gallia, in Germania, in Inghilterra e fu così per secoli.
O glorioso san Giorgio che sacrificaste il sangue e la vita per confessare la fede,
otteneteci dal Signore la grazia di essere disposti a soffrire per amor suo
qualunque affronto e qualunque tormento, piuttosto che perdere una sola delle cristiane virtù;
fate che, in mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra carne
con gli esercizi della penitenza, affinché morendo volontariamente al mondo e a noi medesimi,
meritiamo di vivere a Dio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli. Amen.
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