Sacerdote polacco del XV secolo, era un teologo e un filosofo con doti di grande carità. La sua bontà d’animo colpì i suoi aggressori che si convertirono.
La figura di san Giovanni da Kety, che si ricorda oggi 23 dicembre, era molto apprezzata e venerata da san Giovanni Paolo II, che lo considerava un grande esempio di santità nella sua terra polacca. Con il nome di Giovanni Canzio, nasce il 23 giugno 1390 a Kęty, un piccolo borgo nei pressi di Oświęcim nella parte sud-ovest di Cracovia.
Era un grande studioso: frequenta la famosa accademia di Cracovia, che dal XIX secolo sarà denominata Università Jagellonica. Prende la laurea in filosofia e poi diventa sacerdote. Viene mandato a Miechow come rettore di una scuola gestita da un ordine di stampo agostiniano.
Già a 27 anni era docente universitario e all’età di 39 fa ritorno a Cracovia dove gli viene assegnata la cattedra di Sacre Scritture nella prestigiosa accademia. Più tardi gli viene affidata anche la direzione del dipartimento di teologia.
San Giovanni da Kety difendeva l’ortodossia nelle aule universitarie dalle eresie che circolavano all’epoca: c’erano i taboriti, un’ ala estrema del movimento ereticale degli hussiti di origine boema.
Nel difendere la fede aveva un atteggiamento fermo e deciso ma compassionevole. Diceva infatti: “Combatti tutti gli errori, ma fallo con buonumore, pazienza, gentilezza e amore“.
Ha modo anche di svolgere il ruolo di precettore dei prìncipi della casa reale polacca e di venire a contatto così con personaggi molto influenti e potenti. Nonostante questo però mantiene sempre una grnade umiltà e non fa differenze nel trattare un ricco e potente e un povero.
Era conosciuto per essere molto caritatevole e per occuparsi dei bisogni degli ultimi. Aiutava chi era in difficoltà sia materialmente che spiritualmente. Faceva digiuni e risparmiava per mettere da parte i soldi così da aiutare chi aveva bisogno.
Si recava personalmente nelle case dei più poveri e offriva loro il suo aiuto. Metteva al secondo posto la cura di sè e della sua salute e a chi gli rimproverava questo rispondeva dicendo che anche i Padri della Chiesa avevano fatto lo stesso che anzi si erano nutriti con molto meno cibo di lui, dando la priorità al nutrimento dell’anima.
Da dotto qual era si occupava anche di eseguire la trascrizione di manoscritti. Ha copiato le Sacre Scritture, ma anche trattati teologici e vari testi accademici.
Faceva tante penitenze, trascorreva molte ore in preghiera e nel corso della sua vita ha svolto anche diversi pellegrinaggi. Quattro volte andò a piedi in pellegrinaggio a Roma per pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro. Fece anche un pellegrinaggio in Terra Santa.
Si raccontano diversi episodi in cui è testimoniata la sua grande fede e la carità che animava il suo cuore. Uno di questi è esplicativo di quanta grazia possa scaturire dall’esempio di un’anima buona.
Un giorno mentre era in viaggio viene derubato da un gruppo di malviventi. I ladri gli rubano tutto ciò che aveva di valore. Quando questi vanno via lui si accorge di avere ancora del denaro con sé. Allora li raggiunge e glielo consegna.
Questo gesto, assolutamente imprevedibile e sconvolgente, colpisce i ladri nel profondo. Suscita in loro qualcosa di così grande che si convertono. Davanti ad un gesto di così tale resa riguardo le cose del mondo, e al tempo stesso di mancanza di odio e di accoglienza i criminali si inginocchiano e si pentono chiedendogli perdono e restituendo il mal tolto.
Proprio per questo episodio della sua vita san Giovanni da Kety è diventato poi il protettore dei ladri pentiti. Muore anziano, a 83 anni, durante la Messa della vigilia di Natale del 1473, a Cracovia, circondato dalla fama di santità.
In Polonia viene ricordato il 20 ottobre. È stato proclamato patrono dell’arcidiocesi di Cracovia, degli insegnanti delle scuole cattoliche e della “Caritas”.
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