Dottore della Chiesa e patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales è stato un maestro nell’arte di unire verità e carità.
Il grande vescovo di Ginevra maneggiava la parola, anche scritta, in maniera eccellente. Ma ha insegnato a mirare prima di tutto al cuore delle persone. Per conquistare le anime, non per vincere dispute intellettuali. Ecco come faceva.
Francesco nasce il 21 agosto del 1567. È il primo figlio di una delle più antiche e nobili famiglie savoiarde. Dopo un’Infanzia e una prima giovinezza serene, va a Parigi per studiare materie umanistiche e filosofia, poi a Padova per laurearsi n diritto civile ed economico.
Ma il giovane savoiardo doveva avere qualcos’altro per la testa, perché alle feste giovanili preferiva decisamente il convento dei gesuiti, dove era diventato di casa. È lì, guidato da padre Antonio Possevino, che comincia ad avvicinarsi alla teologia.
Le sue intenzioni apparivano chiare, ma il padre non ne è affatto contento: per lui ha fatto ben altri progetti. Infatti cerca di introdurlo come avvocato nel senato di Chambéry. Una promettente carriera dunque gli si apriva davanti. Ma Francesco la tronca quasi subito seguendo la sua vocazione al sacerdozio. Appena diventato sacerdote sceglie di fare apostolato tra i protestanti del Chablais. Ma con scarsi o nulli risultati: nessuno lo sta ad ascoltare.
Un geniale espediente “giornalistico” al servizio dell’apostolato
Allora pensa di scrivere le sue prediche su dei fogli volanti da affiggere sui muri delle case o da far girare tra la gente. Non un giornale come lo conosciamo oggi, ma un suo vicino parente, quello certamente sì.
Francesco scrive bene e lo fa con uno stile pacato e cordiale, abitudine alquanto insolita per un polemista. Non cerca di annientare o umiliare l’avversario dialettico ma si rivolge a lui col dialogo pacato, cercando di instaurare un rapporto di amicizia.
«Voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore», spiega. Insomma, la sua è una scrittura più di cuore che di testa. Si ricorda a questo proposito un aneddoto. Un giorno accade che la penna di Francesco si spunta. Per rimetterla in sesto il santo la pone accanto al cuore e la penna riprende a scrivere regolarmente. Un racconto forse condito con un po’ di fantasia, ma indicativo dell’indole di San Francesco di Sales.
Una messe di conversioni
Per tornare all’apostolato tra i protestanti, i deludentissimi risultati iniziali vengono compensati, dopo una lunga preparazione fatta di costanti controversie, anche se sempre pacate e affabili, da una autentica “messe” di conversioni. Nel 1603 il santo manda una relazione a Roma dove parla di venticinquemila persone ritornate alla fede.
L’anno prima, nel 1602, era arrivata l’elezione a vescovo di Ginevra. Per tutti i vent’anni di episcopato dovrà però risiedere ad Annecy: Ginevra infatti era tutta
Protestante e la presenza di un vescovo cattolico in città era alquanto sgradita.
A Digione, nel corso di una visita pastorale, un’altra futura santa: Giovanna
Francesca di Chantal, una nobildonna che diventerà una sua stretta e fidata collaboratrice e con la quale intrecciò una profondissima amicizia spirituale con pochi eguali nella storia della santità. Con lei fa nascere l’ordine della Visitazione.
Un pastore come Dio comanda
Al centro della sua attenzione c’è però l’azione pastorale: il santo vescovo visita tutte le 450 parrocchie della sua diocesi, rimanendovi a lungo. Tiene anche molto al catechismo dei fanciulli, che vuole insegnato davvero “come Dio comanda”. A questo scopo istruisce un buon numero di laici radunandoli nella «Confraternita della dottrina cristiana».
L’insegnamento del catechismo lo vede coinvolto in prima persona. Dedica molto tempo a questa attività e suscita entusiasmi grazie alla sua esposizione chiara, brillante, piena di esempi pratici e di fatti tratti dalla vita vissuta.
Tiene molto anche alle amicizie, che cura parecchio (non solo con Giovanna Francesca de Chantal, ma anche con Vincenzo de’ Paoli e madre Angelica Arnauld) grazie a una fitta corrispondenza epistolare. Non trascura nemmeno i rapporti col mondo intellettuale della città, per il quale dà vita all’Accademia Florimontana che servirà da esempio al cardinale Richelieu per creare la celebre Accademia
di Francia.
Eccezionale autore spirituale
Famosissimi anche i suoi scritti, alcuni dei quali diventati dei classici della spiritualità di ogni tempo. Ricordiamo solo l’Introduzione alla vita devota e il Trattato del divino amore che gli valgono il titolo di dottore della chiesa, dandogli una fama di grande scrittore anche al di fuori del mondo religioso.
Muore il 27 dicembre 1622 a Lione, a causa di un colpo apoplettico. Alessandro
VII lo canonizza nel 1661, mentre nel 1877 papa Pio IX lo proclama dottore della Chiesa. Infine nel 1923 Pio XII lo proclama patrono della stampa e dei giornalisti.
Preghiera a San Francesco di Sales
O vero prodigio di santità, glorioso San Francesco, che sapeste congiungere cosi bene la semplicità della Colomba colla prudenza del serpente, la conversazione del secolo col raccoglimento del chiostro e coll’austerità del deserto, quindi ricolmo di tutti I doni del Santo Spirito sapeste aprire agli amanti della pietà una via affatto nuova, cioè tutta facile e deliziosa per arrivar con certezza alla perfezione la più sublime, ottenetemi dal Signore la grazia che lo cammini sempre fedele dietro la scorta Infallibile dei vostri santi insegnamenti, affinché, vivendo come voi a guisa dl lucerna ardente e luminosa possa dopo avere santificato me stesso ed eruditi gli altri nella giustizia, divenire’ non solo ammiratore dei vostri meriti, ma partecipe ancora dl quella gloria che voi godete beato coi Santi e cogli Angioli nel Paradiso. Qui ad fustinam erudiunt multus, quasi stelloe fulgebunt in perpetuas aeternitates Gloria.