Il Santo di oggi è stato un pioniere dell’istruzione popolare gratuita a beneficio dei bambini poveri e abbandonati da tutti.
Per la sua opera dovrà soffrire molte incomprensioni e persecuzioni anche all’interno della Chiesa. Ma lui non perse mai la fiducia in Dio.
Nato nel 1557 a Peralta de la Sal, in Spagna, dove passerà i primi trentasei anni della sua lunghissima vita, Giuseppe Calasanzio diventa Vicario generale della diocesi di Urgel. Nel 1592 approda a Roma al seguito del cardinal Marc’Antonio Colonna in qualità di consulente teologo.
Per cinque anni fa vita ritiratissima nella città eterna. Si alza a mezzanotte per pregare e prima dell’alba si trasforma in pellegrino per visitare le basiliche. Non è la sua unica “trasformazione”: Giuseppe Calasanzio si fa anche infermiere, negli ospedali cittadini. Infine va a far visita ai prigionieri nelle carceri.
La nascita delle Scuole Pie
Nel suo inquieto peregrinare passa anche per i quartieri popolari, soprattutto nel quartiere di Trastevere, dove si imbatte in torme di monelli di strada abbandonati a sé stessi, senza istruzione alcuna, impegnati a cercare di campare alla bell’e meglio.
È così che Giuseppe Calasanzio scopre la sua missione e il significato della sua venuta a Roma. In un tempo in cui l’istruzione era un privilegio destinato a pochi, egli concepisce le prime scuole popolari gratuite, le cosiddette Scuole Pie.
Intorno a sé raduna sacerdoti e laici disposti a prestarsi a fare da maestri ai poveri. Non certamente per amore di lucro, ma per amore di Dio e delle sue creature più povere e derelitte.
Si forma così il primo nucleo dei maestri che più tardi saranno chiamati Scolopi. Nel 1597 apre a Roma, proprio nel quartiere di Trastevere, la prima scuola popolare, gratuita e aperta a ogni diseredato. Il successo delle Scuole Pie sarà travolgente. Ben presto si diffondono non solo in tutta la Penisola, ma anche in Germania, in Boemia e in Polonia.
La persecuzione accettata come prova
Il loro fondatore però dovrà bere l’amaro calice della persecuzione e delle offese, patite a causa di chi gli è più vicino. Se alcuni discepoli indegni infatti vogliono scavalcarlo per ambizione, altri religiosi intriganti desiderano allontanarlo e non esiteranno ad accusarlo e a diffamarlo.
Così Calsanzio si vede arrestare, interrogare, diffidare. Lui accetta tutte queste pesanti umiliazioni come prove utili alla propria personale santificazione. «Sarebbe follia — dice – preoccuparsi delle cause seconde, che sono gli uomini,e non vedere la causa prima, cioè Dio,vche invia questi uomini per il nostro maggior bene».
La persecuzione sarà tanto forte e insidiosa da spingere Papa Innocenzo X, evidentemente male informato, a decretare la soppressione delle Scuole Pie, senza che il fondatore si senta offeso o sdegnato per quanto accaduto alla sua “creatura”. Sa bene infatti che anche quella è una prova. Se è davvero Dio a volere le Scuole Pie, queste sarebbero risorte, come infatti succederà, anche più rigogliose di quanto fossero in precedenza, nello spirito del loro Santo fondatore.
Un giorno al quale però Giuseppe Calasanzio, pur avendolo previsto e sperato, non assisterà. Morirà nel 1648, a novantadue anni, alla maniera di un Giobbe cristiano: col cuore e il corpo profondamente feriti, ma con animo sereno e fiducioso nella giustizia divina, perdonando e benedicendo i persecutori che pure lo avevano infamato e umiliato. Nel 1767 la sua santità sarà ufficialmente riconosciuta.