Autore del secondo dei tre Vangeli sinottici, san Marco è l’evangelista a cui è attribuito il simbolo del leone alato per un motivo ben preciso.
Per tracciare la figura di san Marco evangelista, autore del secondo dei tre Vangeli sinottici, la cui memoria liturgica è oggi 25 aprile, ecco cosa sottolinea il Martirologio Romano. Si legge che questo santo, “a Gerusalemme dapprima accompagnò san Paolo nel suo apostolato, poi seguì i passi di san Pietro, che lo chiamò figlio“.
Questi due elementi sono già importanti per comprendere la grande figura, ma c’è di più. Infatti il Martirologio aggiunge che “si tramanda che a Roma abbia raccolto nel Vangelo da lui scritto le catechesi dell’Apostolo e che abbia fondato la Chiesa di Alessandria“.
Fu, dunque, discepolo dei primi apostoli e in seguito si sa che trovò la morte come martire per la fede. Le notizie che si hanno su di lui provengono dagli Atti degli Apostoli e anche da alcune delle lettere di san Paolo e di san Pietro.
Sembra che san Marco sia venuto a contatto con Gesù. Si pensa che fosse il figlio di una ricca vedova la quale durante l’ingresso del Signore a Gerusalemme, poco prima della Passione e morte, aveva messo a disposizione la sua casa per lui e i suoi discepoli, che si trovava nei pressi dell’orto degli Ulivi.
Si tratta del posto in cui ebbe luogo l’Ultima Cena. È particolarmente accreditata la tesi che vede in san Marco il ragazzo che, come riporta il suo stesso Vangelo, dopo l’avvenimento dell’arresto del Signore nell’orto del Getsemani lo seguì coprendosi soltanto con un lenzuolo. Nel momento in cui i soldati arrivarono e nel tumulto cercarono di catturare anche lui, fuggì perdendo il telo in cui era avvolto. “Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo” (Mc 14, 51-52)
In seguito sarebbe diventato stretto discepolo di san Pietro e da lui sarebbe stato battezzato. Lo seguì anche a Roma e scrisse il suo Vangelo su diretta esortazione dei primi cristiani di Roma, attratti dagli insegnamenti di san Pietro.
Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica racconta che “Rifulse a tal punto la luce della pietà nella mente di quanti ascoltavano Pietro, che non bastò loro d’averlo udito una sola volta né d’aver ricevuto oralmente l’insegnamento del messaggio divino, ma con ogni sorta di preghiere supplicarono Marco, di cui ci è giunto il Vangelo, e che era seguace di Pietro, di lasciare una relazione scritta dell’insegnamento loro trasmesso“.
È così, dunque, che ebbe origine il Vangelo di Marco a cui l’iconografia gli ha da sempre attribuito il simbolo del leone alato. Questo perchè il suo è il Vangelo in cui Cristo profetizza più volte la propria Risurrezione rappresentando così la fortezza del leone con le ali per andare in cielo.
San Marco fu anche collaboratore di Paolo, ed era cugino di Barnaba. Fu d’aiuto all’Apostolo delle Genti nella predicazione ad Antiochia e Salamina. Poi, sembra che dopo che arrivarono in Panfilia si allontanò da lui e dal cugino per fare ritorno a Gerusalemme, non si sa esattamente per quale motivo.
Dal punto di vista cronologico il Vangelo di Marco viene dopo quello di Matteo e temporalmente si colloca in un periodo compreso tra il 50 e il 60. Composto da 16 capitoli comincia con la narrazione della predicazione di san Giovanni Battista, e poi racconta del ministero di Gesù in Galilea. Prosegue con il cammino verso Gerusalemme e con l’ingresso solenne e trionfale nella città.
Continua con il racconto della Passione, Morte e Resurrezione. Si caratterizza per una scrittura scorrevole e limpida, e come tema centrale ha la la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio. Rivelato dal Padre, riconosciuto anche dai demoni, poi rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli.
Secondo gli Atti di Marco del IV secolo il 24 aprile di un anno imprecisato san Marco venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria e martirizzato, legato con funi al collo. Poi fu condotto in carcere, e il giorno dopo subì la stessa tortura prima di morire. Il suo corpo, fu dato alle fiamme, ma fu sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell’828 nella città della Venezia.
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