Come l’evangelista Luca è stato l’inseparabile compagno di viaggi e discepolo di Paolo, Marco lo sarà di San Pietro, capo degli apostoli.
Al seguito di Pietro farà il suo approdo a Roma e per i romani scriverà il suo vangelo. Il suo simbolo, il leone, è simbolo di fortezza.
Marco, ebreo di origine, con ogni probabilità nasce fuori dalla Palestina e da una famiglia benestante. Quasi certamente non ha conosciuto di persona Gesù, ma attinge le notizie sulla vita del Signore da uno dei testimoni più sicuri e attendibili testimoni: San Pietro, il principe degli apostoli che Marco accompagnerà nei suoi viaggi missionari in Oriente e a Roma.
Nella sua prima Lettera Pietro chiama Marco «figlio mio». Gli antichi agiografi cristiani definiscono Marco come «l’interprete di Pietro che ha messo per iscritto esattamente quello di cui si ricordava».
Marco, fedele interprete di San Pietro e compagno di San Paolo
Fedele interprete di Pietro, Marco vive a lungo anche con l’apostolo Paolo, da lui incontrato per la prima volta nel 44 a Gerusalemme quando Barnaba, suo zio, e Paolo vi arrivano per consegnare l’offerta della comunità di Antiochia.
Marco viene cooptato dai due missionari diretti a Cipro. Il gruppo si sciolse però quando Paolo progetta un viaggio apostolico non scevro di difficoltà e pericoli tra le bellicose popolazioni dell’Asia Minore. È allora, raccontano gli Atti degli apostoli, che «Marco si separò da Paolo e Barnaba e fece ritorno a Gerusalemme».
Il martirio di San Marco
Marco e Paolo si incontreranno di nuovo Roma, poco prima che l’apostolo delle genti si veda rinchiudere nel carcere Mamertino. L’ultimo accenno all’evangelista Marco si trova nella lettera di Paolo a Timoteo: «Porta con te Marco — scrive Paolo —, posso ben avere bisogno del suo aiuto». Poi le tracce di Marco svaniscono. La tradizione vuole che abbia predicato a Roma e a Alessandria d’Egitto, dove lo sorprenderà la terribile persecuzione di Nerone nel 68.
Sulla morte dell’evangelista Marco ci sono due versioni: secondo la prima sarebbe morto nel suo letto, mentre la seconda lo vuole martirizzato il giorno di Pasqua in coincidenza con la festa di Serapide. È questa seconda versione quella prevalente nella tradizione cristiana, che ha arricchito il suo martirio di diversi particolari. Si racconta infatti che Marco sia stato barbaramente trascinato per un lungo pezzo di strada fino al luogo del martirio, lasciando di dietro di sé le pietre arrossate dal proprio sangue. Dopo averlo ucciso, gli aguzzini avrebbero cercato di bruciarne il corpo. A impedirglielo, secondo il racconto, provvederà un violento temporale che, disperdendo i carnefici, permetterà ai cristiani di raccogliere i resti del martire e di seppellirlo con ogni onore.
Le reliquie dell’evangelista rimarranno ad Alessandria, fino al giorno in cui due mercanti veneziani non riusciranno a impossessarsene in maniera rocambolesca e a portarle a Venezia, dove le accoglierà la sontuosa basilica innalzata dai veneziani dal 976 al 1071.
Preghiera a San Marco evangelista
O Dio, che hai nobilitato il beato Marco mediante la grazia della predicazione evangelica, deh concedici di approfittare sempre del suo insegnamento e di essere difesi dalla sua predicazione.