Da persecutore dei cristiani ad Apostolo delle genti: la Conversione di San Paolo, ricordata oggi, fu totale e folgorante.
Di San Paolo non si celebra soltanto la memoria liturgica il 29 giugno, che condivide con San Pietro, ma il Martirologio Romano ricorda anche la sua Conversione al cristianesimo in un giorno apposito, il 25 gennaio.
Il suo nome era Saulo di Tarso e apparteneva alla tribù di Beniamino. Era stato circonciso nell’ottavo giorno dalla sua nascita, secondo le usanze ebraiche e come il padre svolgeva il lavoro di tessitore di tende. Aveva ricevuto un’educazione alla scuola dei farisei, che era considerata la più rigorosa.
Verso l’età di 13 anni è mandato a Gerusalemme presso la scuola di Gamaliele e sotto la sua guida diventa un fermo osservante della legge mosaica. Diventa presto un fiero persecutore di cristiani. Si trova presente alla lapidazione di Santo Stefano e assiste al martirio custodendo gli oggetti dei lapidatori.
Oltre che a Gerusalemme, cercava di distruggere i cristiani e intendeva seguire anche coloro che si erano rifugiati a Damasco durante le prime persecuzioni. Ma proprio mentre era in viaggio accadde qualcosa di impensabile che cambiò completamente la sua vita.
La folgorazione sulla via di Damasco
Si tratta della famosa folgorazione sulla via di Damasco, come è ricordato l’episodio. L’evento è descritto in modo chiaro negli Atti degli Apostoli e se ne fa accenno anche nelle in alcune lettere di Paolo.
Percorreva la strada che conduce a Damasco accompagnato dagli arcieri. Nel suo cuore c’era odio e sentimenti fortemente avversi per i fedeli in Cristo. È circa l’anno 36 e come riporta l’evangelista Luca, autore anche degli Atti degli Apostoli, improvvisamente viene travolto da una fortissima luce. Come una vera folgorazione si trova immerso in questa luce potente che lo accieca. Cade dal cavallo in cui è in sella e sente una voce che gli dice: “Saulo, perché mi perseguiti?“.
Gli chiede chi sia e il Signore risponde: “Io sono quel Gesù che tu perseguiti“. La grazia divina lo cambia istantaneamente. La sua conversione è immediata: “Che vuoi ch’io faccia, Signore?” gli chiede con il cuore improvvisamente trasformato. La risposta di Gesù è: “Va in Damasco, là ti mostrerò la mia volontà“.
L’evangelizzazione delle genti
Saulo rimane cieco per tre giorni nei quali fa digiuno e preghiera. Arrivato a Damasco viene battezzato da Anania, che viene ispirato a recarsi da lui. Così riacquista la vista e il suo processo di conversione si consolida sempre di più in una vita illuminata dall’amore di Dio.
Inizia ad annunciare il Vangelo a tutte le genti, ovvero anche ai pagani e per questo verrà definito appunto “Apostolo delle genti“. Nonostante non facesse parte dei Dodici, è un apostolo per mandato diretto di Gesù. Ha visto il Signore Risorto e lo testimonia facendolo conoscere a tutti.
Comporrà tredici lettere, che sono contenute nel canone del Nuovo Testamento, in cui si rivolge a varie comunità da lui fondate o che ha visitato nel corso dei suoi viaggi apostolici o a persone care. In esse è contenuta la dottrina cristiana che Paolo esprime con insegnamenti.
La commemorazione della Conversione di San Paolo è iniziata dal IX secolo come attestano i martirologi di quell’epoca. Attualmente questo giorno conclude la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’arte ha da sempre raffigurato in molti modi la Conversione di San Paolo e rimangono opere dei più grandi artisti di tutti i secoli su questo episodio.