Fondatore di monasteri e taumaturgo, San Guglielmo da Vercelli non ebbe paura di adottare metodi drastici contro le tentazioni carnali.
Instancabile pellegrino, la sua fama di santità e la sua sapienza lo resero ricercato da folle di fedeli e da sacerdoti desiderosi di condividere la sua vita.
Fondatore del famoso santuario campano di Montevergine, Guglielmo però era originario del Piemonte, più precisamente di Vercelli. Qui era nato infatti verso la fine del XI secolo. Approdato in età già matura sui monti avellinesi, in precedenza era stato pellegrino in più parti, tra le quali Compostella. Prima ancora aveva provato, senza riuscirci, a recarsi in Terrasanta.
Ricercato da folle di fedeli, si spostò in luoghi sempre più impenetrabili per vivere in solitudine come aveva fatto a lungo. Sottraendosi così a coloro che erano attirati dalla fama della sua sapienza e della sua santità.
Un giorno, mentre era in ricerca di solitudine, arrivò in cima al monte Partenio (che in greco significa «vergine»). Lassù, sui resti di un tempio anticamente dedicato alla dea pagana Cibele, era sorta una cappella in onore di Maria Vergine. Guglielmo decise di stabilire lì la propria dimora, in quel luogo impervio e isolato. Presto però si vide raggiungere dai soliti fedeli, desiderosi di ricevere il conforto della sua parola. Lo raggiunsero anche alcuni sacerdoti, che volevano condividere la sua vita.
Insieme a loro fondò la Congregazione dei monaci di Montevergine (che successivamente si distinguerà in due rami, uno maschile e uno femminile) dandole una regola fondata su quattro pilastri: preghiera, lavoro, penitenza, solitudine.
Guglielmo operò numerosi miracoli: per la sua intercessione furono sanati muti, ciechi, sordi, gli ammalati guarivano. Mutò pure l’acqua in vino. Un giorno, tentato sulla castità, vinse la tentazione ravvoltolandosi nudo sui carboni ardenti.
La Congregazione dei Monaci di Montevergine si diffuse con rapidità in Italia meridionale e il Santo si vide togliere dal suo desiderio di pace e solitudine dal dovere di seguire la sua missione di fondatore.
Poco prima di morire, Guglielmo fece ritorno a Montevergine per salutare i compagni. Anche se affaticato, proseguì quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio per visitare e benedire ancora i suoi monasteri. Morì a Nusco, in provincia di Avellino, il 25 giugno, 1142. Molti secoli più tardi, nel 1942, papa Pio XII lo proclamerà Patrono Primario dell’Irpinia.
O glorioso S. Guglielmo, tu che in vita santificasti Montevergine con le tue virtù e coi miracoli che il Signore operò per le tue mani, e, dopo morte, rendesti prezioso il Santuario di Montevergine col deposito del tuo sacro corpo: ascolta pietoso le nostre preghiere e rendici stabili e perseveranti nella professione di una autentica vita cristiana.
Continua ad annunziare alle nostre menti e ai nostri cuori il messaggio evangelico con quella stessa prodigiosa efficacia che ti caratterizzò in vita, affinché, divenuti ferventi apostoli della gloria del Signore e del culto di Maria Vergine, possiamo un giorno, in cielo, partecipare con te il frutto maturo della nostra redenzione. Amen.
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