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Oggi 25 luglio, San Giacomo Maggiore | Il «figlio del tuono» diventa pescatore di uomini

L’impetuoso San Giacomo, il primo tra gli Apostoli a essere martirizzato, ha seguito il Signore senza fare calcoli diventando un «pescatore di uomini».

Attorno al suo culto è fiorito uno dei santuari più importanti della Cristianità medievale, meta di innumerevoli pellegrinaggi.

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Il primo tra i martiri cristiani, come si sa, è stato Santo Stefano. Ma il primo martire tra gli Apostoli è colui che la Chiesa ricorda oggi: San Giacomo (detto il Maggiore per distinguerlo dall’apostolo omonimo, cugino del Salvatore, chiamato invece il Minore). Anche lui ha condiviso il destino degli altri Apostoli, tutti morti martiri con l’eccezione di San Giovanni, l’evangelista e fratello di Giacomo.

Gesù chiama i due fratelli, Giacomo e Giovanni, «boanerghès», cioè «figli del tuono», a causa del loro carattere impetuoso. Giacomo nasce a Betsaida, figlio di Zebedeo e di Salomè. Appare al seguito di Gesù, insieme al fratello, fin dall’inizio. Anche se non erano stati loro a farsi avanti. È il Signore a chiamarli mentre, in riva al lago di Tiberiade, i due fratelli riparano le reti dopo la pesca sulla barca del padre Zebedeo. «Li chiamò — racconta il Vangelo di Marco — ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono».

Da pescatori di pesci e pescatori di uomini

Da quel momento, lasciando il padre pescatore senza fare calcoli, senza chiedere al Maestro dove (e a fare cosa) li stesse portando, lo seguono per diventare, secondo la promessa di Gesù, «pescatori di uomini».

In almeno due occasioni si manifesta il temperamento focoso di Giacomo. La prima volta quando i samaritani negano ospitalità a Gesù e ai discepoli. «Signore, — dicono allora lui e il fratello Giovanni — dobbiamo invocare il fuoco dal cielo perché li divori?». L’altra circostanza è quando salgono per l’ultima volta con Gesù verso Gerusalemme. Il Signore aveva annunciato ai discepoli la sua imminente fine. Ma aveva anche rivelato che quella disfatta non era che momentanea, destinata a sfociare nella risurrezione dopo tre giorni.

I due «figli del tuono», a udire il Salvatore parlare di futura gloria, non riescono a trattenere la loro ambizione. E immaginandosi chissà quale futuro sfolgorante accanto al Maestro, gli chiedono a bruciapelo: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10, 37). Non avevano capito granché della lezione di Gesù. E tanto meno che l’esca della «pesca di uomini» a cui erano stati chiamati doveva essere il sangue. Prima quello del divino Maestro, poi quello dei testimoni martirizzati in suo nome. Prima della gloria, la croce; prima della resurrezione, il sacrificio.

Gesù infatti li guarda e scuote il capo: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Un battesimo per nulla promettente, a viste umane. Ma i due fratelli non si tirano indietro e gli rispondono: «Lo possiamo».

Incarcerato e passato a fil di spada

Giacomo assaggerà presto il calice bevuto dal Signore. Dopo aver assistito, assieme al fratello e a Pietro, ad alcuni dei momenti culminanti della passione e morte di Gesù – la trasfigurazione sul monte Tabor e l’agonia nell’orto del Getsemani – riceve il dono dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste. Anche lui diventa così un coraggioso annunciatore della buona novella, irritando le autorità giudaiche che lo arrestano e lo rinchiudono in carcere dopo una buona dose di frustate.

Il martirio di Giacomo a Gerusalemme, nel 42 dopo Cristo, è raccontato in poche righe dagli Atti degli Apostoli: «In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni» (At, 12, 1-2).

La devozione a «Santiago matamoros»

Molti secoli più tardi, verso l’830, viene scoperto, in una località della Galizia, un sepolcro romano, attribuito, per varie ragioni, a Sian Giacomo, le spoglie del quale, stando ad alcuni documenti del nono secolo, sarebbero state trasportate da Gerusalemme a Compostela, dove è stato edificato il più grande santuario dedicato alla sua memoria.

Folle di pellegrini cominciano ad affluire sulla tomba del santo da tutta Europa, mentre dal sepolcro si moltiplicano i miracoli. Nella Spagna ancora sotto il giogo musulmano, San Giacomo (Santiago in spagnolo) divenne il «matamoros», ovvero il combattente contro i Mori, invocato come santo guerriero e protettore dei cristiani nelle battaglie per la riconquista della Spagna. Una sorte che sembra ben attagliarsi all’irruento chiamato « figlio del tuono» da Gesù.

Il santuario di San Giacomo di Compostela diventa centro di una devozione che varca i confini spagnoli, meta di tutti i pellegrinaggi medievali. Lui stesso sarà rappresentato come un pellegrino, con la conchiglia per bere. Proprio la conchiglia identificherà, quale segno distintivo, i pellegrini diretti a San Giacomo di Compostela.

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Preghiera a San Giacomo Maggiore

O Signore, santifica e custodisci il tuo popolo, affinché, muniti dell’assistenza del tuo apostolo Giacomo, possiamo piacerti con una degna vita, e servirTi con tranquillità di spirito.

Emiliano Fumaneri

Scritto da
Emiliano Fumaneri

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