Vergine dell’Ordine delle Carmelitane, conduce la sua vita in preghiera, per la riforma della Chiesa. Per questo, Dio le ha donato e l’ha arricchita di straordinari doni. Ha vissuto meditando la Sacra Scrittura e la Trinità.
Per le consorelle del suo ordine è modello di perfezione. La sua spiritualità ha influenzato la società del 1600 a Firenze.
In questo venticinquesimo giorno del mese di maggio, la chiesa venera Santa Maria Maddalena de Pazzi. Nata in una delle famiglie più in vista della nobiltà fiorentina. Bambina timida, poi adolescente schiva, è seguita da due gesuiti.
A partire dal maggio 1581, mentre il padre è governatore a Cortona, esistono delle possibilità che sia vissuta per qualche tempo nel monastero cortonese delle Poverelle del Terzo Ordine di San Francesco. Tale esperienza illumina i tratti francescani della sua vita, il suo amore per la povertà e il perché, più tardi, avrebbe chiamato Francesco “serafico padre” e Chiara “sua avvocata”.
Forse ancora troppo giovane, sceglie di diventare monaca carmelitana, entrando nel monastero di Santa Maria degli Angeli, in Oltrarno, a soli sedici anni.
I primi cinque anni di vita monastica sono i più noti della sua biografia. Astrazioni, ratti, drammatizzazioni di episodi evangelici si intrecciano con la vita ordinaria della giovane carmelitana.
In realtà, sotto queste etichette, si raggruppano una varietà di fenomeni assai diversificati che vanno da una meditazione orante della Parola o sul tempo liturgico, a sospensioni di coscienza, fino a scene di mimo, alla dettatura di lettere e a dialoghi con le consorelle.
Le sorelle, in parte stupite, in parte ammirate, si mobilitano per curare talvolta, con una complessa procedura, la redazione di appunti contemporanei, dei veri reportage delle sue parole-gesti, talvolta delle trascrizioni di colloqui di sintesi.
Più tardi, alla scuola di santa Caterina da Siena e del Savonarola, si convince di dover partecipare alla “rinnovazione della Chiesa“ dettando delle lettere, più che nel tracciato disciplinare del Concilio di Trento, sulla falsariga di un profondo ritorno al Vangelo, esortando e ammonendo tutte le vocazioni ecclesiali, anche ecclesiastiche ad una maggiore autenticità di vita.
Detta alcune lettere per papa Sisto V e ai cardinali della curia romana. Tre lettere sono indirizzate all’arcivescovo di Firenze Alessandro de’ Medici, dove pare che gli predice il suo brevissimo pontificato (di ventuno giorni).
Per circa vent’anni è impegnata silenziosamente nell’intreccio di preghiera e lavoro proprio della vita monastica. Ammalatasi, passa gli ultimi tre anni travagliata nel corpo e nello spirito, morendo il 25 maggio 1607 a quarantun’anni.
O Padre che ci chiami a dimorare nella Trinità,
fa’ che ogni giorno apriamo la nostra vita all’opera dello Spirito perché,
per intercessione di Santa Maria Maddalena,
ci doni la sua Pace e tracci sempre più vivi in noi i lineamenti del Figlio,
che non si è vergognato di chiamarci fratelli e sorelle sue.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen
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