San Nicola di Flüe, il patrono della Svizzera, padre di famiglia, si ritirò a vita eremitica all’età di cinquant’anni, nutrendosi fino alla morte soltanto dell’Eucarestia.
In Svizzera lo chiamano «Bruder Klaus» (fratel Klaus) e papa Pio XII lo ha proclamato patrono della Confederazione elvetica. E non a caso, come apparirà chiaro più avanti.
Nicola nasce in una famiglia contadina a Sachseln (cantone di Obwalden) nel 1417. Prima di ritirarsi alla vita eremitica, pur essendo un contadino analfabeta è stato ufficiale, magistrato e uomo politico molto influente nel Cantone di Unterwalden.
Una vita che lascia sbalorditi quella di Nicola, che nel 1445 sposa Dorothea Wyss. Dalla loro unione nascono dieci figli, cinque maschi e cinque femmine. Nel 1462 entra come deputato alla Dieta federale e svolge un’intensa attività militare. Nel frattempo nel suo cuore matura l’aspirazione alla vita solitaria, eremitica.
Ma deve metterla a tacere. Da un lato i concittadini non intendono privarsi di un politico e militare capace come lui. Dall’altro, ovviamente, ci sono le esigenze della moglie e di una famiglia numerosa da tirare su.
Solo dopo aver compiuto 50 anni Nicola può realizzare il suo desiderio, col previo consenso della moglie e dei figli più grandi. Si ritira così dalla vita pubblica e, col nome di Bruder Klaus, comincia una vita di solitudine e ascesi.
Prima va a vivere presso Klisterli-Alp nel Melchtal e successivamente, per sottrarsi alla curiosità dei vicini, in una grotta a Ranft, sulle rive del Melchta. Dove, secondo la tradizione, vive per diciannove anni in preghiera e solitudine. Suo unico cibo, il Santissimo Sacramento.
Solo in tre circostanze abbandona il suo ritiro: la prima è nel 1473, quando l’Austria minaccia di invadere la Svizzera. In quell’occasione Nicola, riesumando il suo bagaglio di politico navigato, si fa predicatore di pace. La seconda volta è nel 1481, quando antiche ruggini trascinano i cantoni svizzeri sull’orlo di una guerra fratricida. Infine nel 1482, per scongiurare il conflitto tra i confederati elvetici e la città di Costanza.
Senza gli interventi pacificatori di Bruder Klaus la Confederazione elvetica difficilmente sarebbe sopravvissuta alla discordia e ai contrasti che la laceravano. Motivo per cui in Svizzera è venerato all’unanimità come «padre della patria».
Ma Nicola, uomo incapace di leggere come di scrivere, non si cura affatto dei successi “diplomatici”. Dopo ogni missione se ne torna nella sua grotta a pregare. Era solito pregare così: «Signore mio Dio, allontana da me tutto ciò che mi allontana da te, elargiscimi tutto ciò che mi porta vicino a te; liberami da me stesso e dammi di possedere soltanto te».
Alcuni vicini costituiscono per lui un romitorio e una cappellina, circondandolo di ammirazione e affetto. Bruden Klaus muore a 70 anni nel suo eremo, il 21 marzo del 1487. Solo molti secoli dopo, nel 1947, papa Pio lo dichiarerà santo e lo proclamerà anche patrono della Confederazione elvetica.
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