Sant’Anacleto e San Marcellino, entrambi papi dei primi secoli, condividono il giorno della memoria liturgica. Contrastarono con coraggio le eresie e difesero la vera fede.
Ricordati insieme, nello stesso giorno, il 26 aprile, i Santi Anacleto e Marcellino furono pontefici della chiesa cattolica. Anacleto, detto anche Cleto, fu il terzo papa dopo San Pietro. La sua memoria storica è singolare perché spesso è stato sdoppiato in due figure distinte, quelle di Anacleto e di Cleto, appunto.
Nel Martirologio Romano c’erano due feste dedicate a questi due personaggi che poi, si è scoperto, erano la stessa persona. L’errore è stato a causa di un’errata trascrizione operata da un antico copista che mentre stilava la lista dei papi inserì entrambi i nomi. Ma nella realtà Cleto è solo un abbreviativo del nome e studi di tempi più moderni hanno definito che si trattava di un solo personaggio. Dal 1960 è stata stabilita la memoria liturgica di Sant’Anacleto al 26 aprile escludendo l’altra data, che era il 13 luglio.
San Marcellino risulta essere il 26° vescovo di Roma e visse quindi in un periodo ben successivo a Sant’Anacleto. La memoria congiunta dei Santi Cleto e Marcellino, introdotta nel Calendario romano nel sec. XIII, venne successivamente cancellata.
Secondo quanto riporta il Liber Pontificalis, Sant’Anacleto nacque ad Atene, in Grecia, e suo padre si chiamava Antioco. Visse sotto gli imperatori Tito Flavio Vespasiano, Tito e Domiziano. Durante l’impero di quest’ultimo fu scatenata una violenta persecuzione contro i cristiani che culminò nell’anno 95. Sembra però che Anacleto morì poco prima, nel 92, di morte naturale, per cui ci sono alte probabilità che non subì il martirio come invece accadde per la maggior parte dei cristiani della città. La ferocia di quella persecuzione è affermata anche da una vasta e secolare tradizione orale.
San Marcellino invece risulta esser stato martire per aver difeso la fede cristiana. Era infatti un grande apologeta e morì tra il 304 e il 305 sotto l’altrettanto crudele persecuzione dell’imperatore Diocleziano.
I Santi Anacleto e Marcellino ebbero quindi vite abbastanza diverse in periodi storici differenti, ma sono accumunati dal ministero petrino e dalla forte carica apologetica che li contraddistingueva. Sant’Anacleto fu papa sotto il regno di Tito quando, il 24 agosto del 79, l’eruzione del Vesuvio causò la distruzione delle città di Stabiae, Ercolano e Pompei. Erano città dove era già presente una folta comunità di cristiani.
Durante il suo pontificato ordinò 25 sacerdoti, ai quali secondo la tradizione avrebbe imposto la tonsura, una pratica che rimase in vigore per diversi secoli. Si adoperò per l’edificazione di un sepolcro presso la Tomba di Pietro, dove lui stesso volle essere sepolto.
San Marcellino, secondo il Liber Pontificalis, era un romano, figlio di un certo Proietto. Fu papa dal 296 fino alla sua morte cruenta avvenuta nel martirio e il Martirologio Romano lo ricorda oltre che il 26 aprile anche il 25 ottobre, commemorando “il natale di S. Marcellino, Papa e Martire, il quale insieme con Claudio, Cirino e Antonino, per la fede di Cristo fu decapitato“. Su San Marcellino per un periodo circolarono delle calunnie, secondo cui durante la persecuzione in un primo momento aveva abiurato sacrificando agli idoli pagani e solo dopo se ne sarebbe pentito. Ma anche Sant’Agostino respinse questa narrazione. Non si sa molto altro della sua vita se non che fu sepolto nel cimitero di Priscilla, presso il martire Crescenzione.
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