Tito e Timoteo, entrambi convertiti da San Paolo, suoi stretti collaboratori e compagni nei viaggi missionari, impersonavano il primo grosso problema sorto nella Chiesa nascente.
La questione non era di poco conto: i pagani convertiti alla fede in Cristo Gesù potevano ricevere il battesimo o dovevano prima essere circoncisi? L’Apostolo delle genti era in tale confidenza coi due da rivolgersi a loro anche per sbrigare questioni molto pratiche, come vedremo.
Le Chiese orientali celebrano Tito e Timoteo in un’altra data. La Chiesa in Occidente li unisce come carissimi discepoli di San Paolo, che affida loro l’ufficio episcopale nella Chiesa nascente.
Timoteo, che Paolo chiama «il suo vero figlio nella fede», nasce in Asia Minore da padre greco e madre ebrea. Convertito durante la prima missione di san Paolo, Timoteo diventa discepolo e fedele collaboratore dell’Apostolo delle genti. Per farlo accettare da ebrei e giudeo-cristiani, Paolo lo fa circoncidere. Timoteo condividerà anche la prima prigionia di Paolo che, durante la sua seconda prigionia, lo reclama nuovamente.
Timoteo si rivelerà un discepolo esemplare e coraggioso, facendo da raccordo tra l’Apostolo Paolo e le comunità cristiane che aveva avviate. Paolo gli indirizzerà due importanti lettere. La prima la riceve a Efeso, dov’era stato mandato per organizzare la comunità nascente e della quale sarà il primo vescovo.
Nella seconda lettera Paolo gli chiede, tra le altre cose, di portargli un mantello in modo che possa ripararsi dai rigori del carcere. «Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Troade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene» (Tm 2, 13).
Timoteo, che sarà testimone del martirio di Paolo, muore a Efeso attorno al 97.
Tito, l’altro compagno fedele di San Paolo
Anche Tito, pagano originario della Siria, viene convertito e battezzato – ma non circonciso – da San Paolo che lo inserisce nella chiesa di Antiochia. Come Timoteo, Tito sarà un fedele compagno di San Paolo. Si trova con lui a Gerusalemme, nel 49, quando infuria una polemica che lo interessa direttamente. Si poneva allora un problema nella prima comunità cristiana di Gerusalemme: i pagani davano battezzati oppure dovevano essere prima circoncisi?
Paolo prende posizione contro la circoncisione del suo discepolo, proprio per ribadire che il cristianesimo è una religione universale, senza alcuna distinzione di razza, nazionalità o cultura.
Messaggero di pace a Corinto
Tito viene inviato dall’Apostolo Paolo a Corinto, per sfruttare le sue doti di abile diplomatico, come messaggero di pace per ricondurre all’obbedienza quella comunità, divisa da controversie. Tito, che ha il compito di recapitare ai fedeli di Corinto la «lettera delle lacrime», riesce a dissipare i malintesi sorti verso Paolo e a riportare così la pace.
Dopo ave ristabilito l’armonia nella comunità, Tito si adopera per raccogliere fondi da mandare ai poveri di Gerusalemme. Successivamente segue Paolo a Creta dove rimane per sostenere e consolidare quella comunità, della quale diventa anche il primo vescovo. Tito riceva dal maestro un’importante lettera. Più tardi Tito raggiunge Paolo a Roma.
Dopo aver fatto ritorno nell’isola, Tito vi morirà in tardissima età, attorno alla fine del primo secolo.