Indicare a uomini e donne di tutti gli ambienti sociali come santificarsi nella vita quotidiana, questa la missione di San Josemarìa Escrivá de Balaguer.
Il Santo fondatore dell’Opus Dei voleva impregnare tutto il mondo – a cominciare da quello del lavoro – della presenza benefica e redentrice di Dio.
È il gennaio 1918: uno spesso manto bianco ricopre Logroño, nella Vecchia Castiglia. Il giovanissimo Josemarìa Escrivá de Balaguer, sedicenne all’epoca, è completamente assorto nella contemplazione della neve. Sulla strada intravede tracce di piedi nudi: sono quelle di un carmelitano.
La cosa lo colpisce molto. Così l’adolescente si chiede: «Se altri fanno tanti sacrifici per amore di Dio, io non sarò capace di offrirgli nulla?». Decide così di farsi prete, affidandosi alla volontà di Dio, i cui disegni ancora gli sono sconosciuti.
Una giovinezza piena di prove e sofferenza
Josemarìa Escrivá de Balaguer nasce il 9 gennaio 1902 in una famiglia cristiana di Barbastro (Aragona). Secondo di sei figli, è un bimbo birichino, affettuoso e dalla grande intelligenza. Una serie di dure prove ne forgiano il carattere fin dalla fanciullezza. Rischia lui stesso di morire a causa di un’infezione e perde tre sorelline. Gli rimangono solo la sorella maggiore Carmen e il fratello minore Santiago. Anche il padre José, mercante di tessuti, muore pochi giorni prima che il figlio riceva il diaconato.
Ordinato sacerdote a Saragozza nel 1925, due anni dopo Josemarìa si trasferisce a Madrid col permesso dell’arcivescovo. Nella capitale spagnola, dove consegue il dottorato in diritto civile, conosce studenti, artisti, operai, intellettuali. Qui si dedica ai bambini, ai malati e ai poveri delle baraccopoli, provvedendo anche alle necessità della propria famiglia.
La missione che gli ha affidato Dio gli diviene improvvisamente chiara il 2 ottobre 1928, mentre si trova in ritiro. È allora che «vede» – così racconta – di dover aprire, a uomini e donne di ogni condizione sociale e stato di vita, nuovi sentieri di santità e apostolato nel campo del lavoro e nella vita quotidiana.
Dio lo chiama a fare la sua opera: l’Opus Dei
«Avevo 26 anni, grazia di Dio e buonumore. Null’altro. E dovevo fare l’Opus Dei». Così San Josemarìa racconta la sua folgorazione: persone di ogni nazione e razza, età e ceto sociale che cercano e trovano Dio nella vita ordinaria. Impegnandosi a seguire Cristo e amare il prossimo, cercando la santità nella vita quotidiana.
Josemarìa Escrivá de Balaguer diventa così, secondo le parole di Gustave Thibon, un «apostolo del monismo spirituale» che «non ci invita a dissolvere Dio nel mondo, bensì a impregnare il mondo di Dio». «Il principio dominante della spiritualità di monsignor Escrivá – spiega Thibon – si riassume in questo: presenza del cristiano nel mondo temporale, santificazione del lavoro e, soprattutto, del lavoro professionale. Ciò implica il rigetto della tradizionale dicotomia tra azione e preghiera, tra sacro e profano».
Un Santo che voleva elevare il mondo a Dio e trasformarlo dall’interno
Da lì in avanti Josemarìa si dedica alla sua missione di fondatore dell’Opus Dei: l’opera di Dio. Lo seguono in particolare gli studenti, ardenti dal desiderio di «mettere Cristo nel cuore di tutte le attività umane mediante un lavoro santificato, santificante e santificatore».
Si rivela maestro di vita cristiana e uomo di preghiera, preoccupato di farsi docile all’azione dello Spirito Santo, al quale sottomette ogni sua opera. Malgrado la salute cagionevole e le difficoltà che nascono man mano che l’Opus Dei si espande nel mondo non perde il suo proverbiale buon umore.
Alla sua morte, avvenuta il 26 giugno 1975, l’opera è presente nei cinque continenti, con sessantamila membri di ottanta nazionalità. «Elevare il mondo a Dio e trasformarlo dal di dentro: ecco l’ideale che il Santo Fondatore vi indica», dirà Giovanni Paolo II ai membri dell’Opus Dei in occasione della canonizzazione di Josemarìa Escrivá de Balaguer, avvenuta il 6 ottobre 2002.