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Oggi 26 maggio, San Filippo Neri| È l’inventore di una nuova realtà per i giovani

Sacerdote che ha speso tutta la sua vita per allontanare i giovani dalla “cattiva strada”. Fa nascere a Roma, per la prima volta, un oratorio perché i ragazzi venissero educati, conoscessero la Parola di Dio e cosa sia la carità.

Il suo amore verso il prossimo, specie il più povero e indifeso e la sua semplicità d’animo ne hanno fatto un Santo già in vita.

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26 maggio: Filippo, l’amore per i giovani

In questo ventiseiesimo giorno del mese di maggio, la chiesa venera San Filippo Neri. Nasce a Firenze nel 1515, riceve la prima istruzione in famiglia, in seguito viene mandato a studiare presso il maestro Clemente, e comincia a frequentare il convento di San Marco evangelista a Firenze.

Un aneddoto, molto caro ai biografi del Santo, narra come questi a otto anni litighi con la sorella, che l’ha disturbato in un momento di riflessione, e la getta dalle scale. Qualche tempo dopo, quasi per contrappasso, vedendo un asino carico di frutta fermo a mangiare l’erba di un prato, vuole saltargli sulla groppa per cavalcarlo ma la bestia, non appena egli si siede sopra, comincia a muoversi in maniera assai agitata, finché il bambino cade dentro un pozzo molto profondo. I genitori di Filippo corrono a soccorrerlo, sicuri di trovare il figlio in fin di vita. Il piccolo, invece, non ha nemmeno una ferita.

Vive a Firenze fino a 18 anni. In quegli anni comincia a sentire la propria vocazione religiosa, così da costruire una piccola cappella in una roccia a picco sul mare denominata “Montagna Spaccata” a Gaeta, dove si reca tutti i giorni per pregare in silenzio. Lo zio, che si è particolarmente affezionato a lui, non avendo eredi, ha deciso di lasciare al nipote, dopo la morte, tutti i suoi averi. Filippo, però, rifiuta per dedicarsi a una vita più umile.

A Roma all’Ospedale di San Camillo De Lellis

Nel 1534 si reca a Roma come pellegrino. Ben presto esprime nella preghiera le sue attitudini di mistico e contemplativo. Comincia a prestare la sua opera di carità presso l’ospedale di San Giacomo, dove molti anni dopo conosce e stringe amicizia con Camillo de Lellis. Probabilmente nell’inverno del 1538 viene anche a contatto con Ignazio di Loyola e con i primissimi membri della Compagnia di Gesù.

Secondo la tradizione nel 1544, e precisamente nel giorno della Pentecoste, in preghiera presso le catacombe di San Sebastiano, Filippo Neri è preda di uno straordinario avvenimento (secondo il Santo un’effusione di Spirito Santo) che gli causa una dilatazione del cuore e delle costole, evento scientificamente attestato dai medici dopo la sua morte. Molti testimonieranno di aver visto spesso il cuore tremargli nel petto e che, a contatto con esso, si avvertiva uno strano calore.

In seguito a questa esperienza Filippo abbandona la casa dei Caccia per ritirarsi a vivere come eremita fra le strade di Roma, dormendo sotto i portici delle chiese o in ripari di fortuna. Spesso lo si vede passeggiare per le piazze cittadine vestito con una tonaca munita di cappuccio. Camminando per Campo de’ Fiori e nei vicoli di Trastevere incontra giovani che lo deridono. Egli non si fa sfuggire l’occasione e, unendosi alla comitiva, la conquista con la sua simpatia.

I ragazzi di strada: Filippo li cattura con le sue parole

Comincia con una barzelletta e con qualche gioco, ma poi s’improvvisava predicatore, dicendo: «Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!».

Nello stesso periodo, si occupa degli infermi, abbandonati a sé stessi o affidati a pochi volontari, negli ospedali di San Giovanni e Santo Spirito nonché dei poveri nella confraternita della Carità, istituita da papa Clemente VII e nell’oratorio del Divino Amore. Essendosi fatto sempre più intenso il suo apostolato nei confronti dei bisognosi, tanti dei quali costretti a dormire in rifugi di fortuna, decide su consiglio del suo padre spirituale, di fondare la cosiddetta “Confraternita della Santissima Trinità dei pellegrini”, creata appunto per accogliere e curare viandanti, pellegrini e povera gente dei borghi romani.

In quegli anni il santo conosce un altro importante personaggio della storia ecclesiastica, il cardinale milanese Carlo Borromeo. Tra i due s’instaura un saldo rapporto di amicizia, tanto che il cardinale spesso di recava dal sacerdote fiorentino per chiedergli consiglio riguardo a problematiche scottanti. Il santo milanese tenta in tutte le maniere di condurre Filippo Neri a Milano per fondarvi una comunità come quella costruita a Roma. Le sue richieste rimangono senza risposta.

Nel 1564, su pressioni delle comunità fiorentine, papa Pio IV affida a Filippo Neri il controllo della Chiesa di San Giovanni Battista de’ Fiorentini che il santo, volendo rimanere a San Girolamo della Carità, affida ai giovani dell’Oratorio divenuti sacerdoti. Di fronte a voci critiche delle attività dell’Oratorio, il Papa ordina delle ispezioni segrete: famose sono quelle del domenicano Alessandro Franceschi, che ne riporta giudizi grandemente favorevoli ed elogiativi di Filippo Neri.

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Il suo oratorio: il luogo di educazione dei ragazzi

Nel 1575 il papa Gregorio XIII erige la Congregazione dell’Oratorio e concede a questa la chiesa di Santa Maria in Vallicella (Roma), che ne diventa la sede. Don Filippo, grazie al suo insegnamento, promuove innumerevoli attività: coinvolge nella preghiera e nella lettura della Bibbia uomini comuni, artisti, musicisti, uomini di scienza; fonda una scuola per l’educazione dei ragazzi.

In tempi nei quali la pedagogia è autoritaria, Neri si rivolge ai suoi allievi con pazienza e benevolenza: ancora oggi si ricorda la sua esortazione in romanesco: «State bboni (se potete…)!». 

La morte in pace e col sorriso

Fiaccato dalle malattie, Filippo Neri soffre parecchio a causa di una terribile carestia che decima alcuni membri della sua comunità oratoriana. Unico sollievo di quel periodo, nel 1590, il poter assistere, nella chiesa di Sant’Adriano al Foro, alla traslazione dei corpi di alcuni martiri.

Dopo aver celebrato la Messa, sembra quasi ai suoi fedeli ch’egli sia come guarito, poiché continua a scherzare e consigliare come suo solito. Verso le tre del mattino di quella stessa notte, tra il 25 e il 26 maggio, colpito da una grave emorragia, dopo aver benedetto la propria comunità, Filippo Neri muore, quasi sorridendo nel momento del trapasso.

Preghiera a San Filippo Neri

O glorioso San Filippo, angelo di costumi, maestro di virtù,

serafino di carità, apostolo di Roma e patrono della gioventù,

io sotto la vostra protezione raccomando la vita mia.

Ottenetemi la grazia di camminare per la strada retta del Vangelo

e di star sempre vigilante e cauto, acciò la mia coscienza

non si addormenti mai nella falsa e perniciosa pace dei peccatori.

Assistetemi finalmente nell’ora della mia morte;

scacciate da me, in quel passo terribile, il maledetto insidiatore,

e accompagnate l’anima mia in Paradiso.

Rosalia Gigliano

Scritto da
Rosalia Gigliano

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