Denominato il “grande paciere”, San Folco Scotti è stato un vescovo che ha lasciato il segno operando in carità e giustizia.
San Folco Scotti vive a cavallo tra il XII e il XIII secolo. Di origini irlandesi, era membro di una nobile famiglia di Piacenza e il cognome Scotti era dato a coloro che dall’Irlanda si erano trasferiti in Italia.
Nasce nel 1165 e da ragazzo entra nella collegiata dei canonici regolari di Sant’Eufemia a Brescia. Poi va a studiare a Parigi presso la più illustre scuola di teologia dell’epoca.
Diventa prevosto di Sant’Eufemia e amministra i beni della chiesa vivendo con i confratelli vita in comune. Si distingue come eccellente predicatore e i suoi sermoni, per lo più indirizzati a religiosi fino al XVII secolo erano ancora custoditi.
Insegna anche alla scuola di teologia di Piacenza ed è un teologo retto con una formazione solida, un religioso irreprensibile e un grande predicatore. Combatte con la parola le eresie che circolavano nella sua epoca e guadagna la fiducia e la considerazione di molti.
Opera per la pace e risolve i contrasti tra Piacenza e Pavia
Si adopera a lavorare per portare la pace in situazioni di aspro conflitto. Anche all’interno della sua diocesi si pone come mediatore per placare le controversie tra il vescovo e i canonici.
Il papa gli da l’incarico di sedare contrasti e ristabilire la giustizia in diverse circostanze. Viene nominato priore della chiesa di Sant’Eufemia della Fonte nella città di Brescia e poi ritorna a Piacenza dove prima è arciprete della cattedrale e poi diventa vescovo.
In seguito quando la sede vescovile di Pavia rimane vacante viene nominato anche lì. Proprio per il contatto con le diocesi di queste due città ha la possibilità di svolgere un ruolo importante mettere pace tra loro.
Le due città erano acerrime nemiche: c’erano molti motivi di rivalità con famiglie che erano antagoniste e scontri di carattere commerciale. Essendo il vescovo di entrambe queste realtà si mette a cercare di risolvere i conflitti e con pazienza e l’aiuto di Dio ci riesce.
Si tratta di una sfida molto ardua, ma riesce a vincerla: predica la fratellanza, seda litigi e placa gli animi. Unisce prima i cittadini all’interno delle sinfole città per poi indirizzarli ad andare incontro agli altri. Poco dopo aver ottenuto una pace certa, amato da entrambe le parti, nel 1229 muore a Pavia.
Il suo corpo è custodito nella cattedrale della città. È stato soprannominato il “grande paciere” e viene ricordato così. Il Martirologio Romano menziona anche lo zelo e la grande carità che lo contraddistingueva. In tutta la Lombardia si è diffuso il culto alla sua figura che è andato avanti attraverso i secoli.