Oggi la Chiesa ricorda Santa Zita, patrona delle domestiche: una «santa casalinga», esempio di fedeltà e dignità, di fede e generosità.
Pur essendo di umilissime condizioni, dimostrerà una straordinaria generosità verso chi era ancora più povero di lei.
Zita nasce nel 1212 circa a Monsagrati, un paesino vicino a Lucca. La sua famiglia d’origine è formata da poveri contadini che non possono darle istruzione o cultura. Data l’impossibilità di darle una dote anche minima per permetterle di sposarsi, a 12 anni Zita – nome che, forse derivante dal persiano, significa «vergine» ma che nel linguaggio medievale voleva dire semplicemente «ragazza», da cui «zitella» cioè non sposata – viene mandata com’era uso allora a fare la domestica presso una nobile famiglia lucchese, i Fatinelli.
Povero e ignorante secondo il mondo, Zita però era ricca di una sapienza interiore, quella che viene dal Vangelo. A regola della sua vita pone infatti una semplice domanda: «Questo piace a Gesù?», ben decisa a compiere solo quello che pensa piaccia al Signore. Accetta così e sopporta, per esempio, la severità immotivata riservatale dai padroni.
Ogni mattina Zita assiste alla Messa e si dimostra di eccezionale generosità con i poveri, ai quali ha il compito, in quanto più fidata tra le domestiche, di distribuire ogni venerdì le elemosine. Le però aggiunge sempre qualcosa di sé, sottraendolo a quel poco di vestiario e di salario che teoricamente avrebbe dovuto servirgli per mettere assieme la dote. La sua generosità le costa un’accusa da parte di una collega di servizio, ingelosita per la stima di cui gode, che va a dire al padrone che Zita dà troppo ai poveri.
Messo sull’avviso, un giorno il padrone la sorprende col grembiule ricolmo e le chiede cosa porti al suo interno. «Fiori e fronde» risponde Zita aprendo il grembiule. E infatti sulla strada cadono dal grembiule proprio fiori profumati e fronde verdi: simbolo di carità e di generosità.
Fino alla morte Zita vivrà nella sua umile condizione di domestica. A dimostrazione che in ogni condizione e situazione di vita c’è modo di vivere con slancio e entusiasmo i consigli evangelici. Muore nel 1272, a sessant’anni. Ad accompagnarla c’è unicamente la fama da serve docile, umile e premurosa.
Ma i numerosi miracoli compiuti da Dio per tramite della sua serva fedele spingono i cittadini di Lucca a eleggere Zita come loro patrona. E pure i magistrati chiameranno la propria propria associazione «gli anziani di santa Zita» (anche Dante, per indicare i magistrati lucchesi, li nomina proprio così).
Nel 1696 il suo culto trova il riconoscimento ufficiale. Papa Pio XII l’ha proclamata patrona delle domestiche, oggi chiamate collaboratrici familiari.
O modello di pazienza e di mansuetudine, gloriosa mia patrona Santa Zita, che adempiendo con fedeltà i vostri doveri di stato, giungeste ad una grande santità, volgete ve ne prego uno sguardo d’amore sopra di me vostro devoto. Impetratemi la grazia di potervi imitare nella pratica della virtù, rendetemi pronto nell’obbedire, amante del lavoro, contento della mia condizione, costante nei buoni propositi, mansueto nelle contraddizioni, sottomesso ai miei superiori. Ispiratemi un amore fervente a Gesù ed a Maria, il disprezzo delle vanità del mondo, il coraggio e la prudenza per fuggire i pericoli, e fate che ricco di meriti venga un giorno a lodare Iddio con voi in Paradiso. Amen
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