Santa Zita fu una instancabile lavoratrice, ma i suoi proventi non furono tenuti per lei, al contrario vennero interamente donati, per tutta la sua vita, ai bisognosi.
Zita nacque e crebbe in una famiglia molto umile, di Monsagrati, in diocesi di Lucca, tanto che alla tenera età di dodici anni si trovò a doversi impegnare come domestica presso la nobile casa dei Fatinelli, a Lucca. Un lavoro che tutto sommato riusciva a portare avanti con abilità, per la semplice ragione che il suo carattere la portava ad essere particolarmente attenta e puntigliosa, e così lo era anche nell’attività lavorativa.
Oltre a ciò, riusciva a sopportare tanto le angherie quanto i rimproveri da parte dei suoi padroni, che purtroppo non si risparmiavano mai di trattarla come una serva, in maniera spesso sprezzante. Capitava inoltre spesso che si trovava a dovere coprire le manchevolezze degli altri domestici. Grazie alla sua gentilezza e al suo impegno, tuttavia, non si tirò mai indietro.
Al punto che in poco tempo la gentilezza d’animo finì per conquistare l’affetto della famiglia che le affidò la direzione della casa. Lei, che aveva a cuore il prossimo e i poveri molto più di sé stessa, approfittò della sua condizione per dare tutto a loro. Metteva infatti da parte la maggior cifra possibile e poi utilizzava tutti i suoi risparmi per soccorrere le persone bisognose.
Un comportamento che nel tempo le procurò molta stima da parte sia delle comunità di poveri e di senza tetto che dell’intera città, tanto che il giorno in cui morì, il 27 aprile 1272, i cittadini di Lucca chiesero a gran voce che venisse sepolta nella splendida Basilica di San Frediano, dov’è tuttora custodita.
Il suo culto fu approvato nel 1696 da Papa Innocenzo XII, e Pio XII la proclamò patrona delle domestiche. Zita infatti, oltre ad avere un radicato senso del dovere, era anche particolarmente gioiosa ed umile di carattere, e per tutta la sua esistenza terrena visse gli ideali e le virtù evangeliche, assorta nell’assidua contemplazione dei divini misteri.
La sua capacità di coniugare austerità di vita con una carità sempre vigile verso il prossimo fu proverbiale. Un aneddoto rivela molto delle condizioni in cui visse. Una domestica dei Fatinelli, invidiosa dell’affetto ricevuto da Zita, iniziò ad insinuare nella mente del capo famiglia il sospetto che ella rubasse in casa quanto donava ai poveri.
Quando, un giorno, il padrone incontrò Zita con il grembiule gonfio, prima che si recasse da una famiglia bisognosa, le chiese cosa portasse. Questo era pieno di pane, ma Zita rispose che portava solo fiori e fronde, che caddero sciogliendo il grembiule.
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Prima della sua morte, Zita era talmente nota e venerata che venne perfino citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia non appena si ebbe notizia del suo decesso, quando il Poeta fece riferimento ad un magistrato di Lucca detto “anzian di santa Zita”, identificando così Lucca con la donna che ancora non era stata canonizzata dalla Chiesa.
Giovanni Bernardi
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