Giovane Passionista, San Gabriele dell’Addolorata ha una breve vita ricca di una fede viva e forte in cui trova il senso e la vera gioia.
San Gabriele dell’Addolorata è una splendente figura di giovane innamorato di Gesù e della Madonna, che rinuncia agli agi mondani e scopre l’essenziale, che lo porta a superare grandi dolori e scoprire la gioia più profonda. “Davvero, la mia vita è piena di gioia” è ciò che risponde ai familiari che non comprendono appieno la sua scelta religiosa.
Nasce ad Assisi l’1 marzo 1838 fa una agiata famiglia con il nome di Francesco Possenti. Il padre è un funzionario dello Stato pontificio e prospettava una vita ricca e comoda per il figlio. All’età di 4 anni perde la madre e saranno la sorella maggiore e la governante a sostituire la figura materna. Il piccolo Francesco studia dai gesuiti e sviluppa una profonda devozione per la Vergine Maria. È bravo a scuola, brillante e crescendo frequenta la buona società, le sale da ballo, i teatri.
Dentro di lui è intensa la percezione del contrasto tra i valori evangelici e quelli del mondo. All’età di 18 anni subisce un altro grave lutto che lo segna profondamente e orienta le scelte che farà. La sorella Maria Luisa, che gli aveva fatto da madre fin dall’infanzia muore durante un’epidemia di colera. Il suo dolore è grande e lo porta a grandi riflessioni.
La rinuncia ai beni mondani per una gioia piena
Francesco, che già prima avvertiva dentro di sé una chiamata alla vita religiosa decide di intraprenderla. Nonostante il dissenso del padre, che cerca di dissuaderlo, il 22 agosto del 1856, giorno della Beata Vergine Maria Regina, all’ottava dell’Assunzione, sente la Madonna che gli parla. Avviene durante la processione dell’immagine della Vergine che viene portata per le vie di Spoleto. Sente chiaramente la Madonna che gli dice: “Francesco, ancora non capisci che questa vita non è fatta per te? Segui la tua vocazione”.
Solo 15 giorni dopo parte e dopo essersi fermato a Loreto per rivolgersi da lì alla Vergine Maria, va a Morrovalle e chiede di entrare nei passionisti. Diventa novizio e ai familiari scrive “La contentezza e la gioia che provo dentro questa casa è quasi indicibile a paragone dei divertimenti che prendevo fuori. Non cambierei un quarto d’ora passato qui dentro in preghiera davanti alla Madonna con un anno o quanto tempo volete pieno degli spettacoli e dei passatempi di Spoleto“.
Prende il nome di Gabriele dell’Addolorata, per la sua forte devozione alla Madonna. Nel 1857 professa i voti e l’anno successivo si trasferisce a Pieve Torina per prepararsi al sacerdozio con gli studi filosofici e teologici. Svolge una vita improntata all’ascetismo, con molto tempo da dedicare alla preghiera, ma al tempo stesso non tralascia di prendersi cura dei poveri.
Gli scritti e gli ultimi anni
Gabriele trascorre sei anni nella congregazione passionista. Dopo gli studi filosofici a Pieve Torina va in Abruzzo nel convento dell’Immacolata Concezione a Isola del Gran Sasso per prepararsi all’ordinazione. I suoi scritti sono un epistolario e pagine di spiritualità da cui si evince il suo intimo rapporto con il Signore e con la Vergine Maria.
Trascorre gli ultimi tre anni malato perchè viene colpito dalla tubercolosi ossea. Finché può cerca di fare una vita regolare e fino alla fine mantiene una grande serenità d’animo. Accetta la sua malattia perchè è abbandonato alla volontà di Dio. Infine muore, all’età di quasi 24 anni, il 27 febbraio 1862, stringendo al petto un’immagine della Madonna Addolorata.
Viene proclamato beato nel 1908 e successivamente canonizzato nel 1920. È stato dichiarato patrono della gioventù cattolica, ma anche patrono dell’Abruzzo, la regione in cui è morto. Lì il suo culto è fortemente diffuso e sono numerose le testimonianze di miracoli e grazie ricevute per sua intercessione.