Sant’Angela Merici apporta un contributo prezioso al riconoscimento della dignità della donna in ogni stato e condizione della vita.
Fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola, Sant’Angela Merici vive a cavallo tra ‘400 e ‘500 nell’Italia del Nord. Nasce a Desenzano del Garda il il 21 marzo 1474 da una famiglia della piccola nobiltà rurale. Molto presto rimane orfana dei genitori e perde anche la sorella a cui era molto legata.
Rimasta sola è ospitata da un ricco zio a Salò. Crescendo diventa terziaria francescana nel convento dei frati Minori Osservanti di S. Bernardino. Ha una spiccata inclinazione alla vita contemplativa, vive di preghiera e fa molti digiuni. Intorno ai 40 anni si trasferisce a vivere a Brescia presso Caterina Patengola per confortarla nel dolore della morte dei figli.
In questo periodo sviluppa una grande capacità di offrire aiuto, sostegno e conforto a chi ne ha bisogno e molti si rivolgono alle sue cure e alle sue preghiere. Si dedica anche a compiere diversi pellegrinaggi in una costante ricerca di conversione e di perfezionamento. Si reca prima presso la tomba della beata Osanna Andreasi, una mistica di Mantova. Poi intraprende un viaggio in Terra Santa.
La perdita della vita e il profondo significato
Durante il viaggio per arrivare in Terra Santa, nella zona di Creta improvvisamente Angela perde la vista. Questo evento riveste un profondo significato nel suo percorso spirituale. È interpretato come un segno in chiave sporannaturale. Era come se Dio la rendesse cieca per permetterle di vedere principalmente con gli occhi dell’anima e farle comprendere così in modo più pregnante il suo disegno.
Lei rivelerà ai suoi compagni di viaggio che riusciva a vedere i luoghi sacri come se li stesse realmente vedendo con la vista. La vista ritornerà successivamente dopo il viaggio, e in lei sarà stato avviato un cambiamento che la porterà ad una nuova dimensione di apostolato pubblico. Pochi mesi dopo va in pellegrinaggio a Roma ed è ricevuta dal papa il quale la invita a rimanere lì, ma lei vuole ritornare nella sua terra.
La Compagnia di Sant’Orsola e l’impegno per le donne
Tornata a Brescia all’età di oltre 50 anni il 25 novembre 1535 fonda la Compagnia di Sant’Orsola, dopo tante riflessioni. Contemporaneamente chiede alla Santa Sede di essere esonerata dalla sepoltura in una chiesa francescana come tutte le Terziarie, preferendo per sé quella di Sant’Afra martire.
Non era un rinnegamento del mondo francescano, di cui porterà l’abito per tutta la vita, ma la ricerca di un’autonomia che le consentisse di fondare una nuova forma di vita consacrata. Voleva ideare un’opzione per le giovani che desideravano consacrarsi a Dio ma non erano portate per la vita claustrale e al tempo stesso volevano impegnarsi con il voto di verginità che il Terz’Ordine Francescano non comprendeva. Serviva un modo che le tutelasse dalle pressioni dei parenti verso il matrimonio o dalle imposizioni dei padroni presso i quali alcune lavoravano.
Si trattava quindi di dare un riconoscimento alla dignità femminile per ogni stato e condizione della donna, cosa che all’epoca mancava. Infatti una donna nubile, che non era quindi né sposata né monaca non era ben vista. Insieme ad un gruppo di collaboratrici fonda la Compagnia di Sant’Orsola. Coloro che ne facevano parte venivano chiamate “dimesse” perché non vestivano l’abito monacale tradizionale. Inoltre si richiamavano a Sant’Orsola prendendola a modello dal momento che come lei vivevano senza la protezione delle mura di un convento. Vivevano nel mondo restando fedeli a Cristo.
Angela continuò a condurre una vita imporntata alla penitenza. Dormiva per terra su una stuoia, e come cuscino aveva una tavola di legno. Mangiava molto poco, prevalentemente legumi e frutta e si cibava di pane solo due volte alla settimana. Non mangiava mai la carne, considerata ai tempi un bene di lusso e solo a Natale o a Pasqua beveva un po’ di vino.
La morte e il culto
La Regola delle dimesse della Compagnia di Sant’Orsola viene approvata dal vescovo di Verona l’8 agosto 1536 e poi approvata dal papa Polo III nel 1544. Angela Merici lascia alle sue figlie spirituali due opere: i Ricordi e il Testamento.
Nel 1539 si ammala e la malattia prosegue fino al 27 gennaio 1540 quando muore in odore di santità. Per un mese intero i canonici di Sant’Afra e quelli del Duomo si contesero l’onore di seppellire il corpo nella propria chiesa. Alla fine fu sepolta a Sant’Afra diventata poi il Santuario di Sant’Angela. Nel 1568 inizia il processo di canonizzazione che si protrae per due secoli. Viene beatificata nel 1768 e poi canonizzata nel 1807. Una statua che la raffigura si trova all’interno della Basilica di San Pietro in Vaticano.
C’erano ben 24 rami di Orsoline, chiamate anche “Angeline”, che dopo la sua morte furono raggruppate in tre ambiti. Il primo sono le “Orsoline secolari” che vivono nelle proprie famiglie e si occupano di fare opere di misericordia presso le parrocchie. Poi ci sono le “Orsoline collegiali” che fanno vita comune e si dedicano alla formazione dei giovani con la gestione di scuole e collegi. E poi ci sono le “Orsoline claustrali” che svolgono vita contemplativa.