Fu letteralmente folgorato dalla spiritualità di un grande santo, leggendo un suo libro di ritorno dalla Grande Guerra.
Al secolo Henri Grialou, nacque il 2 dicembre 1894 a Le Gua, frazione francese di Rodez, nel dipartimento dell’Aveyron. Da piccolo Henri ogni mattina passava per la chiesa del suo paese, spingendosi fin sul presbiterio, prima di andare a scuola dai Fratelli delle Scuole Cristiane. In quei frangenti entrò in contatto diretto con la sua chiamata al sacerdozio, ma in tutto ciò non voleva pesare sulla sua famiglia, che dopo la morte del padre era finita nella dura miseria.
Gli venne offerto di andare a studiare nella Scuola apostolica, una particolare struttura nata per accogliere gratuitamente gli aspiranti al sacerdozio. Partì subito, e dopo due anni tornò in Francia, portando però con sé la nostalgia delle Alpi e soprattutto la forte chiamata alla vita religiosa. Entrò in seminario, e in quel periodo fece la scoperta che lo segnò per sempre.
Accadde mentre stava leggendo il libro “La rosa sfogliata”, quando cioè conobbe Teresa di Gesù Bambino, non ancora Beata né Santa. Quell’opera lo segnò talmente tanto nel profondo come non aveva fatto nessun’altra. Arrivò, successivamente, a definire la giovane carmelitana di Lisieux “un’amica d’infanzia”, e spesso si chiese se Dio non lo volesse missionario.
In quegli anni si viveva l’arrivo della prima guerra mondiale, che lo portò ad arruolarsi volontario nell’esercito francese e a prendere parte alle principali campagne belliche. Sei anni dopo, tornò in seminario, dopo avere ottenuto il grado di luogotenente e le decorazioni della croce di guerra e la Legion d’onore. Ora però la sua unica ragione di vita era quella di diventare sacerdote.
Quando la sera del 13 dicembre 1920, durante il ritiro in preparazione al diaconato, Henri stava leggendo un compendio della vita di san Giovanni della Croce, ci fu nel suo cuore e nella sua mente una vera fulminazione. Capì che Dio voleva da lui solamente una unica cosa. Che entrasse al Carmelo. Venti giorno dopo essere diventato sacerdote, non disse niente a nessuno ed entrò quindi nel Carmelo di Avon.
Lì, specialmente durante il noviziato, approfondì la spiritualità dei santi carmelitani, in particolare di santa Teresa di Gesù, che gli fece comprendere l’importanza dell’orazione mentale come perno assoluto e fulcro delle varie occupazioni della quotidianità. La sua attività, tuttavia, fu quella di un grande predicatore.
Durante questi anni capì una cosa fondamentale, che i laici avevano un grande bisogno di approfondimento spirituale, lo stesso che lui aveva trovato con grande gioia al Carmelo. Capì che la sua vocazione era quella di fungere da via dell’unione tra contemplazione e azione, tramite la preghiera e la vita nello Spirito.
Durante la sua instancabile attività giunse a pubblicare il suo grande capolavoro, intitolato “Voglio vedere Dio”, inizialmente uscito in due tomi, insieme a “Sono figlia della Chiesa”, in cui sono raccolte le conferenze impartite ai primi membri dell’Istituto. In questi testi il Beato Maria Eugenio di Gesù Bambino mostra che l’incontro con Dio può avvenire, nella fede, sin da quando si è sulla terra.
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Un’opera che tuttavia è destinata non solamente a un certo tipo di persone, ma a tutti, come lui stesso specificò fin dal primo momento del suo itinerario religioso. “Le persone che cercano Dio sono ovunque. Ah, se potessi raggiungerle tutte e parlare loro dell’Amore infinito!”, diceva. Morì a causa di una dura polmonite, prima della quale però lasciò consegne ben precise. Disse: “Questo è il testamento che vi lascio, chiedendo la grazia che Dio, che lo Spirito Santo scenda su di voi, cosicché tutti voi possiate dire il prima possibile che lo Spirito Santo è vostro amico, che lo Spirito Santo è vostra luce, che lo Spirito Santo è vostro Maestro”.
Giovanni Bernardi
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