Il Mercoledì Santo si commemora il tradimento di Giuda Iscariota che per 30 denari tradisce il Figlio di Dio.
Avanzando nella Settimana Santa si arriva al Mercoledì, quello definito come il giorno della tristezza. A grandi passi si va verso la Passione di Gesù e alla base di tutto, ciò che darà inizio ad essa è il tradimento operato da Giuda. È il tradimento dell’uomo nei confronti di Dio.
Da apostolo e caro amico Giuda Iscariota diventa il traditore, il nemico, colui che compie un gesto di una gravità assoluta: fa del male e peraltro lo fa ad un innocente. Dopo l’annuncio del tradimento che Gesù stesso aveva fatto a Giuda e agli altri discepoli mentre cenava con loro, e che viene ricordato nella liturgia del Martedì Santo, ed ancora anche in quella del Mercoledì Santo e poi si compie ciò che era stato detto.
Non si sa cosa abbia portato Giuda a tradire Gesù, perchè ha maturato questa decisione nel suo cuore ormai avvolto dalle tenebre del male. Sta di fatto che Giuda vende il Maestro. Come ha avuto modo di osservare Papa Francesco meditando su questo brano nel corso di un’omelia pronunciata a Santa Marta nel 2020, “Il diavolo entrò in Giuda, è stato il diavolo a condurlo a questo punto“.
Tradito per 30 denari
Giuda esce e si reca dai sommi sacerdoti. Come ci dice il Vangelo di Matteo nella liturgia odierna : “Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo“. (Mt 29, 14-16)
In Giuda si può riscontrare ogni essere umano che inevitabilmente nel corso della vita tradisce Gesù e lo fa innumerevoli volte. Ci sono tradimenti piccoli ed altri più grandi, ma è sempre un peccato che coinvolge tutti. Il brano del Vangelo si concentra nella narrazione che vede Gesù con i suoi discepoli il primo giorno degli Azzimi.
La sera durante la cena come riporta Matteo Gesù disse: “«In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto»“. (Mt 26, 21-25).
L’amicizia perduta
L’evangelista Matteo racconta in questi termini e con questi particolari ciò su cui si era già meditato il Martedì Santo con il Vangelo di Giovanni. C’è l’annuncio del tradimento da parte di Gesù che sottolinea con una frase l’intimità che ha con il traditore. Lo lega a lui un rapporto di profonda vicinanza ed amicizia. Infatti mangiare insieme, intingere la mano nello stesso piatto era indice di grande familiarità.
Il Signore poi ha parole molto dure verso colui che tradisce il Figlio di Dio. Dice che sarebbe meglio per quell’uomo che non fosse mai nato. Lascia intendere un allontanamento definitivo da Dio che è la peggior condanna che si possa avere. Fatta ovviamente per libera scelta di chi tradisce. Giuda con una domanda fa come una confessione confermata da Gesù: è lui che manderà a morte Dio. In questa giornata in cui si rievoca tutta l’amarezza di questo tragico momento ci si pone a meditare e partecipare tutto ciò che nei prossimi giorni, quelli del Triduo Pasquale sono il culmine degli eventi della vita di Gesù e della storia della nostra salvezza.