Cerca di riportare in auge lo stile della Chiesa delle origini, per formare il clero in maniera santa e, come il Vangelo ci dice, ad assistere e curare chi è ai margini della società.
Sacerdote che si dedica alla cura dei più poveri e degli ultimi, come Cristo ha insegnato, tanto da fondare una Congregazione dedita proprio alle Missioni.
In questo ventisettesimo giorno del mese di settembre, la chiesa venera San Vincenzo de Paoli. Sacerdote, fondatore e ispiratore di numerose congregazioni religiose come la Congregazione della missione, più noti come Lazzaristi, le Dame della carità e, poco più tardi, anche le Figlie della carità.
Nato da una umile famiglia contadina, Vincenzo è indotto molto presto a fornire assistenza ai genitori che faticano a mantenere la famiglia numerosa.
Da lì a poco, manifesta la vocazione apostolica e il desiderio di diventare sacerdote. Viene ordinato sacerdote il 23 settembre 1600, dapprima come secolare, poi nella Compagnia del Santissimo Sacramento.
Nel 1613 fu assunto come precettore al servizio dei marchesi di Gondi; il marchese era governatore generale delle galere. Grazie al sostegno economico dei suoi mecenati, Vincenzo de’ Paoli riuscì a moltiplicare le iniziative caritatevoli a favore dei diseredati e dei bambini abbandonati.
Su richiesta della marchesa, che intendeva migliorare le condizioni spirituali dei contadini dei suoi possedimenti, nel 1625 formò un gruppo di chierici specializzati nell’apostolato rurale: il primo nucleo della Congregazione della Missione, i quali membri vennero poi detti lazzaristi. Qui, dove si ordinarono molti membri, crea un seminario della Missione. Il primo lazzarista sarà inviato nel Madagascar a partire dal 1648.
Il 29 novembre 1633, ha fondato la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle Figlie della carità sotto la responsabilità di Luisa di Marillac.
O abisso d’umiltà, glorioso S. Vincenzo,
che meritaste d’ esser tratto dal vostro nascondimento da quel Dio,
che si compiace scegliere le cose piccole per confondere le grandi
e che, conservandovi sempre nel più perfetto annientamento e disprezzo di voi stesso,
e sfuggendo con orrore le lodi e gli onori,
meritaste di divenire strumento in mano di Dio
per le più mirabili opere a pro della Chiesa e dei poveri,
concedete anche a noi di conoscere il nostro nulla ed amare l’umiltà.
Gloria.
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