Il Beato Venturino di Bergamo fu un predicatore di grande efficacia, capace di radunare grandi folle, e spese la sua vita per convertire i peccatori alla penitenza.
Venturino nacque a Bergamo nel 1304, e suo padre era un celebre maestro, di nome Lorenzo de Apibus, precettore dei nipoti del cardinal Longo alla Curia Romana di Avignone. Si fece domenicano a quattordici anni nel Convento di Santo Stefano in Bergamo, e una volta ordinato sacerdote si iscrisse alla Società dei frati peregrinanti, istituita dall’Ordine domenicano per le missioni di Oriente.
Subito, girando tra i conventi delle maggiori città italiane, si impose come un eccellente oratore, e spesso si trovò costretto a predicare all’aperto a causa delle piccole dimensioni che avevano le chiese in cui si trovava, che però si riempivano di un pubblico impressionante che si recava ad ascoltarlo.
Quando a Bologna predicò il culto a Santa Marta riuscì persino a fare costruire sia una chiesa che un convento a lei dedicata. Quando predicò a Bergamo, fece edificare un monastero e una chiesa per le domenicane, anche questi dedicati a Santa Marta. Un lungo pellegrinaggio nel 1335 lo portò da Bergamo a Roma.
La sua intenzione era quella di convertire i peccatori alla penitenza, di portare guelfi e ghibellini alla pacificazione e infine di portare alla riconciliazione i numerosi scomunicati bergamaschi con il Papa. Dopo essere partito, il 5 febbraio 1335, lo seguì una intensa e numerosa processione che sostò anche in città come Firenze, fino a Roma, dove predicò per dodici giorni anche in luoghi come Santa Maria della Minerva e al Campidoglio.
Una volta partito da Roma giunse ad Avignone, dove si trovava Papa Benedetto XII, che tuttavia diffidò e non poco del suo temperamento entusiasta, e del suo approccio da agitatore, a cui fece seguito un interrogatorio di trentanove domande, fino alla sospensione dalla facoltà di predicare e di confessare, insieme all’esilio a Aubenas in Francia.
Lunghi otto anni di pena in cui scrisse numerose lettere e trattatelli spirituali, ma da cui fu liberato nel 1343 da Clemente VI, che lo riabilitò in pubblico concistoro restituendogli la facoltà di predicare e confessare, che lo aveva reso noto a molti fedeli sparsi per tutto il Paese, e lo aveva reso anche molto amato.
Il Papa a quel punto lo inviò in Italia a predicare la Crociata nell’arcidiocesi di Milano. Quando tornò ad Avignone accompagnò i crociati da Marsiglia in Oriente, circondato da un grande e significativo entusiasmo. Morì a Smirne nel 1346, sfinito dalle fatiche e dalle penitenze.
Di Venturino resta la figura di un maestro di grammatica, come suo fratello e come suo padre, ma soprattutto di un predicatore popolare efficacissimo, con temperamento rude e ardentemente convinto della propria missione di riformatore.
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Fu anche un famoso taumaturgo, la cui figura asciutta e macilenta, facile alla parola in latino e in italiano, i cui sermoni avevano tinte a tratti molto forti, come il suo temperamento, appassionato, che rifletteva la sua intensa vita spirituale e il suo spiccato profetismo. Di certo, era del tutto estraneo a interessi politici, perché era ben certo di non avere nulla a che fare con le cose di questo mondo, in quanto ispirato esattamente da Dio.
Giovanni Bernardi
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