Il Giovedì Santo si entra nel Triduo Pasquale con la “Missa in Coena Domini” in cui si rievoca la lavanda dei piedi di Gesù agli apostoli e l’istituzione dell’Eucarestia.
La Settimana Santa entra nel vivo il giorno del Giovedì Santo, primo del cosiddetto Triduo Pasquale. Sono vari i momenti liturgici che si vivono in questa giornata. La mattina nelle cattedrali viene celebrata la Messa del Crisma e in tutte le chiese nei pomeriggio o in serata si celebra la Missa in Coena Domini.
Il vescovo di ogni diocesi in concelebrazione con il collegio sacerdotale celebra la Messa del Crisma in cui consacra gli olii santi: il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio per l’Unzione degli infermi. Questi oli verrano usati nel corso di tutto l’anno liturgico dal clero diocesano. Il crisma è usato per i sacramenti del Battesimo e della Cresima e nell’ordinazione dei presbiteri e dei vescovi. Inoltre i sacerdoti in quest’occasione rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.
La Missa in Coena Domini
La celebrazione della Messa in Coena Domini è particolarmente solenne ed è ricca di tematiche. È posto in evidenza il tema del sacerdozio, quello del comandamento dell’amore, e soprattutto l’istituzione dell’Eucarestia da parte di Gesù durante l’Ultima Cena.
In modo più esplicito rispetto a quanto avviene nelle normali messe si ripercorre l’Ultima Cena attraverso il rito della lavanda dei piedi. Tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa “degli Azzimi”, ossia la Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la cena. La lavanda dei piedi si inserisce in questo contesto all’inizio. È il gesto che il Signore compie nei confronti dei suoi apostoli . Si tratta di una caratteristica del mondo antico legata all’ospitalità, un gesto di servizio che in questo caso ha un significato imprtantissimo. L’evangelista Giovanni racconta che Gesù “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1).
Quindi continua illustrando che “si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio” (Gv 13, 4 – 5). All’epoca a lavare i piedi erano i servi che pulivano quelli dei padroni che si erano sporcati camminando per le strade polverose. Gesù compie così un gesto da servo, mostrando così che l’amore è servizio, è farsi umile e fare il bene dell’altro.
A Pietro che in un primo momento vuole ritrarsi da questo per un segno di riverenza, il Signore dice “Se non ti laverò, non avrai parte con me” (Gv 13, 8) sottolineando così che senza farsi servi e umili non si può essere come Lui, non si può seguire la sua strada. Allora Pietro accetta di buon grado.
L’amore come donazione di sé
Con la lavanda dei piedi Gesù insegna e dimostra la generosità totale del donarsi. E il dono più grande lo farà offrendo se stesso alla morte di Croce per la salvezza dell’umanità. Nel corso dell’Ultima Cena Gesù compie un altro atto di immensa donazione, che lascerà a chi crede in Lui per sempre: la sua presenza viva e reale nell’Eucarestia.
Istituisce l’Eucarestia come ricorda nella liturgia del Giovedì Santo la 1 lettera ai Corinzi (11, 23-26) : “il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»“.
I riti liturgici del Giovedì Santo, in cui si commemora contemporaneamente anche l’istituzione dell’Ordine Sacro, ossia del sacerdozio, si concludono dopo la Messa della Cena del Signore con la reposizione dell’Eucaristia. Questo atto viene fatto trasportando il Santissimo Sacramento in un cappella laterale delle chiese, che in genere viene decorata solennemente in segno di rispetto e adorazione. Il tabernacolo sarà luogo e oggetto di adorazione per il resto della sera e nel corso di tutta la giornata successiva, il Venerdì Santo. Tutto deve ricordare la Passione di Gesù: l’altare rimane vuoto e il tabernacolo centrale sarà vuoto e con la porticina aperta, anche i Crocifissi, secondo la tradizione, vengono coperti. Seguiranno i riti del secondo giorno del Triduo.