Francescano del XIV secolo, San Giacomo della Marca ha avuto come primo maestro San Bernardino da Siena, per lui eccelso esempio di fede.
Il Martirologio Romano ricorda San Giacomo della Marca come un frate e sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti “insigne per la predicazione e l’austerità di vita”.
Nato a Monteprandone in provincia di Ascoli Piceno nel 1394, era il 18° figlio di una famiglia che viveva all’interno delle mura di un castello che comprendeva un piccolo centro abitato.
Chiamato con il nome di Domenico, trascorse la fanciullezza tra lavori nei campi e pastorizia facendo da guardiano alle pecore e ai maiali. Andò ad Ascoli a studiare e poi si perfeziò nello studio del diritto a Perugia.
Non erano anni facili per lui a causa delle difficoltà economiche che gli studi richiedevano. Per far fronte alle spese e non pesare sulla sua famiglia svolgeva il lavoro di pedagogo e istitutore dei figli di un ricco perugino. Diventò un magistrato ed operò a Firenze.
La vocazione religiosa e la svolta
La sua carriera nella magistratura però non ebbe lungo corso perché intorno al 1415 avvenne una svolta fondamentale nella vita di Domenico. Avvertì la vocazione religiosa e quindi lasciò il lavoro di magistrato per farsi frate.
Dopo aver tentato di entrare alla Certosa di Firenze ed esser stato rifiutato, in un viaggio sul monte La Verna incontrò San Bernardino da Siena e diventò suo discepolo. Il 25 luglio 1416, giorno della festa di S. Giacomo apostolo diventava novizio francescano prendendo il nome di Giacomo della Marca. “Marca” era in riferimento alla sua terra d’origine.
Si dedicava molto alla preghiera e faceva tanta pentitenza. Il suo era uno stile ascetico ed austero, molto più che semplicemente sobrio. Studiava con fervore la Sacra Scrittura e la vicinanza con San Bernardino che era superiore presso il convento di Fiesole, a solo un’ora di cammino da lui, gli era di grande aiuto.
Diventò un appassionato predicatore e mise a frutto le sue doti oratorie sviluppate durante gli studi di diritto. La sua predicazione aveva tratti popolari, era rivolta a tutti, il suo linguaggio era vitale e coinvolgente.
Non solo in chiesa, Giacomo predicavava anche nelle piazze, nei campi, ed era conosciuto come un telogo ed un inquisitore severo. Non predicava in latino, ma in volgare, e si impegnava nel sostenere la diffusione della devozione al nome di Gesù.
Ma i temi su cui insisteva fortemente e che cercava di contrastare erano le pratiche superstiziose, il lusso, il gioco, la bestemmia e in particolar modo l’usura, una piaga molto estesa a quei tempi. Per sconfiggere questo crimine aveva promosso i Monti di Pietà così da liberare e fornire un’alternativa alle vittime degli usurai.
Le missioni all’estero e gli ultimi anni
Nel 1432 andò in missione nell’Europa dell’Est a svolgere un’opera di evangelizzazione e per contrastare le eresie. Dall’Ungheria alla Bosnia predicò contro gli hussiti in fuga dalla Boemia.
Successivamente, nel 1436, il Papa lo nominò inquisitore di Austria e Ungheria. Gli vennero dati ampi poteri e il permesso di erigere nuovi conventi in quelle terre. Subì persecuzioni da parte del clero locale e anche diversi attentati con l’intenzione di ucciderlo.
Gli fu proposto di diventare il nuovo arcivescovo di Milano, ma rifiutò. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla costituzione della biblioteca del convento di Santa Maria delle Grazie di Monteprandone. Lì raccolse circa 200 codici e ne fece una biblioteca molto ricca.
Morì a Napoli il 28 novembre 1476 e Il suo corpo venne sepolto nella chiesa di Santa Maria la Nova nella città campana. È solo nel 2001 che i suoi resti sono stati traslati e deposti nel Santuario “Santa Maria delle Grazie”, che lui stesso aveva fondato a Monteprandone nel 1449.
Beatificato nel 1624 San Giacomo della Marca è stato canonizzato nel 1726 ed è tra i patroni di Napoli e di Monteprandone e compatrono di Mantova.