Vergine, dottore della Chiesa nonché Patrona d’Italia insieme a San Francesco d’Assisi. Veste l’abito delle Suore della Penitenza di San Domenico e, nel corso di tutta la sua vita, cerca sempre di più di rendersi conforme a Cristo crocifisso.
Gli scritti sulla dottrina spirituale sono uno dei tesori più preziosi conservati della Santa, insieme alla lotta per riportare il papato a Roma.
29 aprile: Caterina, colei che porta il Papa a Roma
In questo ventinovesimo giorno del mese di aprile, la chiesa venera Santa Caterina da Siena. Venerata come santa, è stata canonizzata da Papa Pio II nel 1461. Nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da Papa Paolo VI. È patrona di Roma nel 1866 da papa Pio IX, patrona d’Italia insieme a san Francesco d’Assisi da papa Pio XII e compatrona d’Europa da papa Giovanni Paolo II.
Nasce a Siena nel 1347. Quando Caterina raggiunge l’età di dodici anni i genitori iniziano varie trattative per concludere un matrimonio vantaggioso per la figlia. All’inizio Caterina sembra accettare, ma poi, pentitasi, dichiara espressamente che si è votata al Signore e che non intende ritirare la parola data. Bisogna tuttavia tenere presente che, nel Medioevo, se una donna voleva prendere i voti, l’unica strada che poteva percorrere era quella di entrare in un monastero e versare a esso una dote. Caterina non ha questa possibilità perché non possiede una dote nei termini richiesti.
Però non cede, pur non sapendo come avrebbe realizzato il suo sogno. E’ allora isolata dalla sua stessa famiglia. Ma un giorno il padre la sorprende in preghiera e, secondo la tradizione, a tale vista Jacopo si rende conto che l’atteggiamento della figlia non proviene da umana leggerezza e dà ordine che nessuno più la ostacoli nel suo desiderio.
La sua volontà di entrare nell’ordine delle “Mantellate”
Caterina scende così nel concreto pensando di entrare fra le Terziarie domenicane, che a Siena sono note con il nome di “Mantellate”. La giovane senese ha da poco passato i sedici anni ed è quindi troppo giovane per garantire la perseveranza sotto la regola dell’Ordine.
Caterina è anche colpita da una malattia: altissime febbri e penosissime pustole ne sfigurarono il volto, facendola sembrare più anziana e meno aggraziata di quello che è. E’ allora che prega la madre di recarsi nuovamente dalla priora per dirle che lei sarebbe morta se non l’avessero ammessa nella loro confraternita.
La priora, a sentire quella accorata implorazione, manda alcune consorelle anziane a sincerarsi della situazione e della costanza dei sentimenti di Caterina. Le suore sono impressionate dai lineamenti sfigurati dell’ammalata e dall’ardore del suo desiderio di ricevere l’abito domenicano e riferiscono tutto fedelmente. L’ammissione di Caterina è accettata a pieni voti.
La malattia e l’ammissione all’ordine
La buona notizia è accolta con lacrime di gioia dall’ammalata e ciò contribuisce a farla guarire. Il suo ritenere che assistere gli ammalati e i poveri, che impersonano Cristo sofferente, fosse il modo per trovare il Signore.
Incomincia agli inizi del 1376 la corrispondenza con il papa Gregorio XI, da lei definito il “dolce Cristo in terra”. In un anno sono ben dieci le missive da lei dirette al pontefice. In esse vengono toccati tutti i temi riguardanti la riforma della Chiesa, a cominciare dai suoi pastori, insistendo sul ritorno del papa alla sua sede propria che è Roma.
Nel 1375 la repubblica di Firenze è in conflitto con la Santa Sede per avere aderito a una politica antipapale e per questo è stata colpita da interdetto, si trova in forti difficoltà economiche. Caterina viene incaricata di fare da mediatrice di pace e di perdono e invia, perché la precedessero con una sua lettera, il suo confessore e altri due frati. Non le basta però questa missiva e così, da Firenze, si mette in cammino verso la Francia.
Ambasciatrice per il ritorno del Papa a Roma
Il 18 giugno 1376 Caterina giunge ad Avignone. La religiosa viene ricevuta dal papa. Per quanto riguarda l’ambasceria per la città di Firenze il comportamento dei messi mandati dal Governo della città toscana rende vana la sua mediazione. Il 13 settembre Gregorio XI varca il ponte sul Rodano e lascia Avignone diretto a Roma. Una volta arrivato a Marsiglia il pontefice prosegue il viaggio per nave, facendo scalo a Genova.
La mattina della domenica dopo l’Ascensione, il 29 aprile 1380, prima dell’alba, si inizia a notare in Caterina un grande mutamento, che fa pensare all’avvicinarsi della sua ultima ora. Il suo respiro diventa così fievole che viene deciso di darle l’Unzione degli infermi. Durante le sue ultime ore più volte chiama “Sangue! Sangue!”. E infine dice: “Padre, nelle tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio”. Spira quella domenica 29 aprile del 1380, poco prima di mezzogiorno.
Preghiera a Santa Caterina da Siena
O sposa del Cristo, fiore della patria nostra.
Angelo della Chiesa sii benedetta.
Tu amasti le anime redente dal Divino tuo Sposo:
come Lui spargesti lacrime sulla Patria diletta;
per la Chiesa e per il Papa consumasti la fiamma di tua vita.
Quando la peste mieteva vittime ed infuriava la discordia,
tu passavi Angelo buono di Carità e di pace.
Contro il disordine morale, che ovunque regnava,
chiamasti virilmente a raccolta la buona volontà di tutti i fedeli.
Morente tu invocasti sopra le anime, sopra l’Italia e l’Europa,
sopra la Chiesa il Sangue prezioso dell’Agnello.
O Caterina Santa, dolce sorella patrona Nostra,
vinci l’errore, custodisci la fede, infiamma,
raduna le anime intorno al Pastore.
La Patria nostra, benedetta da Dio, eletta da Cristo,
sia per la tua intercessione vera immagine della Celeste nella carità nella prosperità,
nella pace. Per te la Chiesa si estenda quanto il Salvatore ha desiderato,
per te il Pontefice sia amato e cercato come il Padre il consigliere di tutti.
E le anime nostre siano per te illuminate,
fedeli al dovere verso l’Italia, l’Europa e verso la Chiesa,
tese sempre verso il cielo, ne Regno di Dio dove il Padre,
il Verbo il Divino amore irradiano sopra ogni spirito eterna luce, perfetta letizia.
Amen.