Oggi 3 dicembre, festa di San Francesco Saverio: ha dedicato tutta la sua vita all’evangelizzazione

Il santo di oggi 3 dicembre è san Francesco Saverio, gesuita tra i primi nella Compagnia di Gesù, evangelizzò molte terre lontane e le conversioni fioccarono.

San Francesco Saverio
San Francesco Saverio – lalucedimaria.it

San Francesco Saverio, la cui memoria liturgica è oggi 3 dicembre, è considerato come il più grande missionario ed evangelizzatore dell’epoca moderna. Nasce il 7 aprile 1506 nel castello di Javier nella Navarra, nel nord ovest della Spagna.

Pochi anni dopo suo padre che aveva combattuto al fianco del re di Navarra in una guerra contro la corona di Castiglia viene espropriato dei suoi beni e morirà poco dopo. Francesco Saverio non ha ancora raggiunto la maggiore età che la sua famiglia è completamente in rovina.

Non gli interessa intraprendere la carriera militare ma preferisce studiare e va all’Università di Parigi, dove alloggia presso il collegio Santa Barbara. Lì svolge una vita mondana e non proprio edificante. È in quegli anni che avviene l’incontro con Pietro Fabro e Ignazio di Loyola e la sua vita si trasforma.

Santo di oggi 3 dicembre: San Francesco Saverio

È proprio sant’Ignazio di Loyola a porgli la domanda: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?“. Si avvia in lui un percorso di conversione che lo porta poi ad essere tra i primi membri della Compagnia di Gesù fondata da Loyola il 15 agosto 1534 a Montmartre.

Ti ringrazio, o Signore, per la provvidenza di avermi dato un compagno come questo Ignazio, dapprima così poco simpatico” rivelerà più tardi. Promette di recarsi in qualsiasi luogo in cui il Santo Padre lo avesse mandato. Desiderava andare in Terra Santa, ma questo pensiero viene abbandonato e nel 1541 sant’Ignazio lo destina ad una missione nelle Indie Orientali al posto di un compagno che si era ammalato.

Dopo un lunghissimo viaggio svolge la sua missione tra i malati e i prigionieri. Va in giro con un campanello con cui chiama i bambini per insegnare loro il catechismo. Le conversioni sono numerose tanto che lui dichiara: “Talmente grande è la moltitudine dei convertiti che sovente le braccia mi dolgono, tanto hanno battezzato e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i comandamenti nella loro lingua“.  A conclusione di dieci anni di missioni in cui si valuta che abbia battezzato oltre 30 mila persone.

Una vita dedicata alla missione

Dopo le Indie la sua missione evangelizzatrice si sposta in Malesia e nell’arcipelago delle Molucche in Indonesia. Affronta grandi pericoli e difficoltà e vive tutto con la preghiera e l’offerta della sofferenza a Dio.

Evangelizza anche i paravi, cioè i pescatori di perle che parlavano esclusivamente il linguaggio tamil. Si spinge fino al Giappone e quando lo raggiunge, nel 1549, in quella terra è in corso una persecuzione dei cristiani. Nonostante questo riesce ad annunciare il Vangelo e anche lì fioriscono conversioni che lo portano a costituire una comunità cristiana.

Anche se era ancora abbastanza giovane il suo fisico era fiaccato da tante fatiche e quando nel 1552 andò in Cina era ormai stremato e con poche forze. Il 3 dicembre di quell’anno, colto da una forte febbre, muore all’età di 46 anni.

La sua sepoltura in un prim o momento è soltanto in una cassa piena di calce: non c’era neppure una croce, segno della sua fede.  Alcuni anni dopo però le sue spoglie furono trasferite nella chiesa del Buon Gesù a Goa. In quell’occasione si notò che il suo corpo risultava integro e incorrotto.

Nella Chiesa del Gesù a Roma dal 1614 è custodita una sua reliquia, precisamente una parte dell’avambraccio. Nel 1619 viene beatificato e nel 1622 solennemente canonizzato. Proclamato prima Patrono dell’Oriente nel 1748, nel 1904 diventa Patrono dell’Opera della propagazione delle fede. Poi, riceve il titolo di Patrono delle missioni, insieme a Santa Teresa di Liesieux, nel 1927.

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