Santo martire e Vescovo il cui culto si è diffuso prima in Oriente, visto che la tradizione ci dice che è originario dell’Armenia, e poi in Occidente. Il suo miracolo di guarigione di un bambino, gli ha dato la gloria di essere il “Santo protettore dai mali di gola”.
Nel giorno della sua festa liturgica, sono molte le parrocchie che attuano la “benedizione della gola” per intercessione del Santo.
In questo terzo giorno del mese di febbraio, la chiesa venera San Biagio. Vissuto tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore), è, anche, un medico e viene nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede viene imprigionato dai Romani.
Durante il processo rifiuta di rinnegare la fede cristiana. Per punizione, viene torturato con i pettini di ferro, come quelli che si usano per cardare la lana.
San Biagio muore martire tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano, morendo decapitato. Una motivazione plausibile sul suo martirio può essere trovata nel dissidio tra Costantino I e Licinio, i due imperatori-cognati, che porta a persecuzioni locali, con distruzione di chiese, condanne ai lavori forzati per i cristiani e condanne a morte per i vescovi.
Il corpo di san Biagio viene sepolto nella cattedrale di Sebaste. Nel 732 una parte dei suoi resti mortali, deposti in un’urna di marmo, sono stati imbarcati, per esser portati a Roma. Una tempesta ferma la navigazione sulla costa di Maratea, dove i fedeli accolgono l’urna contenente le reliquie – il “sacro torace” e altre parti del corpo – e la conservano nella Basilica di Maratea, sul monte San Biagio.
Fra i miracoli con i quali Biagio è venerato, il più noto è quello di aver salvato un bambino che stava soffocando con una spina di pesce incastrata nella gola. La più antica citazione scritta sul santo è contenuta nei “Medicinales” di Aezio di Amida, vissuto nel VI secolo:
“Se la spina o l’osso non volesse uscire fuori, volgiti all’ammalato e digli «Esci fuori, osso, se pure sei osso, o checché sii: esci come Lazzaro alla voce di Cristo uscì dal sepolcro, e Giona dal ventre della balena”. Ovvero fatto sull’ammalato il segno della croce, puoi proferire le parole che Biagio martire e servo di Cristo usava dire in simili casi: “O ascendi o discendi“.
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O Glorioso San Biagio, che, con una breve preghiera,
restituisce la perfetta sanità ad un bambino
che per una spina di pesce attraversata nella gola
stava per mandare l’ultimo anelito,
ottenete a noi tutti la grazia di sperimentare
l’efficacia del vostro patrocinio in tutti i mal di gola,
ma più di tutto, di mortificare colla fede pratica dei precetti di Santa Chiesa,
questo senso tanto pericoloso,
e di impiegare sempre la nostra lingua
a difendere le verità della fede
tanto combattute e denigrate ai giorni nostri.
Così sia
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