Imperatrice, molto innamorata del marito Enrico, anche lui Santo che, secondo il cronista loro contemporaneo, Rodolfo il Glabro, dopo aver constatato la sterilità della moglie, non volle ripudiarla, come gli consentiva il diritto matrimoniale germanico.
La morte poi del marito la segnerà profondamente, tanto che si spoglierà degli abiti imperiali per vestire quelli monacali.
In questo terzo giorno del mese di marzo, la chiesa venera Santa Cunegonda. Discendente in linea diretta da Carlo Magno, sposa nel 998 Enrico IV, duca di Baviera, che divenne imperatore (Enrico II) ed è anch’egli canonizzato.
Cunegonda viene incoronata regina il 10 agosto. Secondo una tradizione, d’accordo col marito, fa voto di virginale continenza. Secondo il cronista loro contemporaneo, Rodolfo il Glabro, Enrico, dopo aver constatato la sterilità della moglie, non volle ripudiarla, come gli consentiva il diritto matrimoniale germanico, e per il grande amore che nutriva per lei e per la comunanza di ideali di vita religiosa che li univa, preferisce rinunciare ad avere degli eredi al trono pur di continuare a vivere insieme alla moglie. Questo, probabilmente, fa nascere intorno a loro il cosiddetto “matrimonio virginale di San Giuseppe”.
Alla morte del papa Sergio IV, Enrico e Cunegonda arrivano a Roma e danno il loro sostegno all’elezione di Benedetto VIII. Cunegonda con la sua dote costruisce un monastero dedicato a Santo Stefano ed un altro, dedicato alla Santa Croce, per adempiere ad un voto fatto durante una grave malattia da cui era guarita.
Nel primo anniversario della morte di Enrico II, Cunegonda, con una solenne cerimonia nel monastero di Kaufungen, si spoglia degli abiti imperiali per vestire quelli monacali. Da quel momento, per quindici anni, si dedica ad una vita di ascesi, di digiuni e di penitenze, dedicandosi anche a umili lavori manuali e assistendo le consorelle ammalate.
Avvicinandosi il momento della sua morte, viene a sapere che le sue consorelle stavano preparando per lei dei sontuosi abiti funebri. Vieta loro assolutamente che fossero utilizzati e volle essere seppellita con il suo saio di lana grezza.
Cunegonda viene canonizzata il 29 marzo del 1200 da Innocenzo III. Nella bolla pontificia di canonizzazione è scritto che Cunegonda “fu accusata ingiustamente di infedeltà coniugale e che il marito“. Lui, per provarne l’innocenza, le chiede di sottoporsi pubblicamente all’ordalia del fuoco.
La santa accetta e passa a piedi nudi sopra dei vomeri infuocati, senza ustionarsi. L’imperatore, commosso, chiede allora perdono a Cunegonda per aver ascoltato i calunniatori. L’episodio rafforza la stima e l’amore che univa i due santi coniugi.
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O Dio, che hai fatto risplendere santa Cunegonda
per l’illibatezza di vita
e per la generosa carità verso i poveri,
concedi anche a noi,
che confidiamo nella sua intercessione,
di progredire in cristiana letizia
nel cammino del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
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