Oggi, trentesimo giorno di aprile, la Chiesa celebra San Pio V, il papa del Rosario e della battaglia di Lepanto.
Affidando le sorti dello scontro coi Turchi all’intercessione di Maria salvò la cristianità da una sicura sconfitta.
Il Santo oggi festeggiato dalla Chiesa fu il quinto Papa a portare il nome di Pio. Un nome, quello di San Pio V, legato a doppio filo alla battaglia di Lepanto. Questo non perché il peso delle sue armi da battaglia abbia fatto la differenza nella vittoria della flotta cristiana su quella turca, ma perché il trionfo fu attribuito all’efficacia delle preghiere di questo santo pontefice.
Pio V, al secolo Michele Ghislieri, nasce a Bosco, vicino ad Alessandria, nel 1504. Da piccolo aveva fatto il pastorello ereditando dalla sua gente, mite ma determinata, un carattere improntato a fortezza e essenzialità, amante della pulizia morale. Nemico giurato, dunque, della corruzione e dell’ingiustizia che allora avevano facile corso anche nella Chiesa di Dio.
Entra giovanissimo nell’Ordine domenicano, passando prima nei conventi di Voghera e di Vigevano, dunque all’Università di Bologna e quindi a Roma, dove diventa Commissario del Sant’Uffizio. Fra Michele da Bosco percorre con rapidità i gradini della carriera ecclesiastica diventando prima vescovo e poi cardinale. Infine viene nominato inquisitore generale dell’universo cristiano, compito che assolve non con l’animo di uno spietato giudice ma con carità, giustizia e compassione. Animato da una genuina passione della riforma, si lascia ispirare dalla lettura della vita e degli scritti di San Domenico, uno dei più efficaci riformatori della sua epoca.
Eletto Papa nel 1566 col nome di Pio V dispone subito di distribuire ai poveri le somme
destinate ai festeggiamenti. «I beni della Chiesa — dice — sono dei bisognosi». Allergico al nepotismo, gela così i parenti, precipitatisi a Roma nella speranza di ricevere qualche favore da lui: «I parenti del Papa sono sufficientemente ricchi se ignorano l’indigenza».
Stessa musica con un nipote che si era approfittato della parentela col Papa per il suo tornaconto personale. Pio V gli mostra una candela accesa e gli dice: «Prima che questa candela sia consumata, tu dovrai abbandonare Roma».
In quel momento i Turchi si apprestano a invadere l’Europa, approfittando delle divisioni tra gli stati cristiani. Papa Pio V si accorge della minaccia e cerca in tutte le maniere, fino a versare lacrime, di riportare la concordia e saldare l’unione tra i principi cristiani. Farà perciò partire una intensa “offensiva”, fatta di azione diplomatica ma soprattutto di azione mistica, attraverso la penitenza e la preghiera. Si arma del rosario, facendo aggiungere tra le invocazioni alla Vergine quella di «Aiuto dei Cristiani». Al punto che il sultano dirà: «Ho più timore delle preghiere del Papa che dell’esercito dell’Imperatore Massimiliano».
È così che il 7 ottobre 1571 la flotta cristiana, ancora in preda a divisioni e discordie, si scontra nelle acque di Lepanto con la flotta turca, riuscendo a vincere contro ogni previsione. Nel momento della vittoria, Pio V sta parlando di amministrazione col conte Bussotti. Quando all’improvviso, interrompendosi come se avesse ricevuto un misterioso annuncio, si accosta alla finestra e rivolto verso Oriente esclama: «Non ci occupiamo più di affari, ma andiamo a ringraziare il Signore La Madonna ha fatto il miracolo. La flotta cristiana ha vinto».
Così impartisce l’ordine che a mezzogiorno tutte le campane suonino per festeggiare la clamorosa e inattesa vittoria. Ancora oggi, le campane di mezzogiorno dovrebbe rammentare ai cristiani che solo l’intercessione di Maria, invocata da papa Pio V come «ausilio e soccorso» della Chiesa, impedì ai Turchi di sopraffare la civiltà cristiana.
Dio, che a sconfiggere i nemici della tua Chiesa e restaurare il culto divino, ti degnasti eleggere il Sommo Pontefice Pio V, fa’ che noi, difesi da lui, siamo così attaccati al tuo servizio che superate le insidie di tutti i nemici possiamo godere di una perpetua pace.
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