Nei testi che narrano delle torture e del suo martirio, viene raccontato anche un episodio sconvolgente e prodigioso. Quando Martina viene posta di fronte alla statua del dio Apollo avviene qualcosa di completamente inaspettato: la statua va in frantumi e c’è un terremoto che distrugge il tempio. Alcuni sacerdoti del dio Apollo muoiono.
Martire del III secolo, Santa Martina è una testimone della fede che ha offerto tutto quello che aveva per gli altri e per amore di Dio.
L’antichità del culto a Santa Martina ne attesta la storicità nonostante non siano molte le informazioni sul suo conto, come avviene per molti santi dei primi secoli. Si sa che apparteneva ad una famiglia nobiliare e forse svolgeva il ruolo di diaconessa.
Viveva nell’epoca dell’impero di Alessandro Severo, quindi intorno al 222 – 235. Era un periodo di relativa tregua per i cristiani perché l’imperatore era abbastanza aperto alla nuova religione. Seppure in forma sincretistica aveva perfino incluso Gesù Cristo tra gli dei della famiglia imperiale.
Nonostante questo però, come risulta dalle Passio relative al martirio di Santa Martina, la ragazza viene arrestata in quanto cristiana, dopo aver espresso pubblicamente la sua professione di fede. Si narra di eventi prodigiosi che accaddero dopo che la giovane Martina viene arrestata e torturata e posta di fronte agli idoli pagani.
La testimonianza di una giovane fedele che dona tutto
Nei testi che narrano delle torture e del martirio della Santa viene raccontato anche un episodio sconvolgente e prodigioso. Quando Martina viene posta di fronte alla statua del dio Apollo avviene qualcosa di completamente inaspettato: la statua va in frantumi e c’è un terremoto che distrugge il tempio. Alcuni sacerdoti del dio Apollo muoiono.
Anche quando viene posta di fronte alla statua della dea Artemide avviene la stessa cosa. Si tratta di racconti leggendari che, come per altri santi di quel periodo, colorano le biografie, ma non ci sono attestazioni certe al riguardo. Questi eventi, così come vengono raccontati, avrebbero avuto lo scopo di indurre i persecutori a comprendere l’errore che stavano compiendo.
Allo stesso modo, sempre con narrazioni avvolte nel mistero e nella leggenda, si narra di diverse torture dalle quali Martina uscì miracolosamente illesa. Questo a voler dimostrare la grandezza di Dio che protegge i suoi figli. Sarebbe stata percossa con le verghe, la sua pelle scarnificata con gli uncini di ferro, intrisa di grasso bollente, e gettata in mezzo alle belve dell’anfiteatro. Infine poi muore per decapitazione uccisa con un colpo di spada che le taglia la testa.
A lei si associano doti di grande carità. Si dice che quando fu arrestata decise che tutti i suoi beni sarebbero dovuti andare ai poveri e alla comunità cristiana. Lei voleva avere in cielo i beni che “i ladri non rubano e la tignola non intacca“, così risulta dai documenti che narrano di lei. Fu sepolta nella chiesa del carcere Mamertino assieme ai martiri Concordio, Epifanio e compagni.
Le prime notizie di un culto a Santa Martina risalgono al VII secolo quando papa Onorio I le dedicò una chiesa nei pressi del Foro Romano. Attualmente è la chiesa dei Santi Luca e Martina presso l’arco di Settimio Severo.