Il giorno successivo alla solennità dei Santi Pietro e Paolo, la Chiesa celebra la memoria dei cosiddetti Protomartiri romani.
Protomartire significa «primo Martire». Per esempio tutti conoscono chi sia il Protomartire di Gerusalemme – anzi, il primo martire cristiano -, ovvero il diacono Santo Stefano.
I Protomartiri celebrati nella giornata odierna sono Martiri senza nome, barbaramente uccisi a Roma durante la prima delle tante persecuzioni imperiali che si succederanno per quasi tre secoli: la persecuzione scatenata sotto l’imperatore Nerone, nell’anno 64, durante la quale sarà crocifisso San Pietro e a causa della quale forse, pochi anni dopo, sarà decapitato San Paolo.
Questa prima persecuzione ad opera di Nerone fu un evento di natura meramente locale, che riguardò solo l’Urbe, destando un’impressione di disgusto di raccapriccio palpabile negli scritti degli storici.
La testimonianza di Tacito sulle prima grande persecuzione anticristiana
A questo riguardo possiamo avvalerci della testimonianza al di sopra di ogni sospetto da parte del grande storiografo romano Tacito, nato verso l’anno 56, che racconta il devastante incendio di Roma, forse appiccato dallo stesso Nerone.
Scrive Tacito nei suoi Annali: «Per eliminare i sospetti, Nerone scaricò la colpa su altri, sottoponendoli alle più efferate torture. Era gente odiosa a causa delle loro abominazioni; il volgo li chiamava cristiani. Il nome viene da Cristo il quale, sotto Tiberio, era stato suppliziato dal procuratore Ponzio Pilato. Un tempo contenuta, l’esecrabile superstizione traboccava di nuovo non soltanto in Giudea, dove aveva avuto funesta origine, ma nell’Urbe, cloaca percorsa da tutte le infamie e da tutte le vergogne. Furono dapprima arrestati quelli che confessarono; quindi, dietro le loro delazioni, una moltitudine immensa, meno come incendiari che come nemici dell’umanità. La loro morte venne considerata un divertimento. Alcuni, coperti di pelli di bestie, vennero sbranati dai cani; altri furono appesi alle croci, e divennero torce ardenti, quando il giorno s’oscurò, per rischiarare la notte. Per tale spettacolo, Nerone aveva offerto il proprio giardino».
Tacito descrive i Cristiani in maniera totalmente dispregiativa, rispecchiando il sentimento della società romana del suo tempo. Definisce infatti il Cristianesimo una «esecrabile superstizione», mentre i Cristiani si vedono definire «nemici dell’umanità», «gente odiosa».
Al tempo stesso Tacito, pur disprezzando i fedeli in Cristo Gesù, rimane lucido. Vede con chiarezza che il potere imperiale ha additato i Cristiani come capro espiatorio. Proprio del martirio di questa «moltitudine immensa» si fa memoria nella liturgia odierna. Salvo pochissimi casi, del nome dei primi martiri di Roma non si sa nulla. Del resto saperlo poco o nulla aggiungerebbe ai loro meriti.